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Il ruolo dell’uomo nel riscaldamento globale


               nemmeno che le temperature più alte mai registrate in Spagna,
         FOCUS Finlandia, Usa, Alaska e Argentina furono registrate tutte in data ante-
               riore al 1915 e la temperatura più alta mai registrata al mondo risale al
               1922 in Libia. Non si dice che in Germania la temperatura più bassa è
               stata registrata nel 2001! Non si dice che è stato dimostrato che il freddo
               ha un’incidenza doppia di mortalità rispetto alle condizioni di caldo
               estremo. Non si dice che l’innalzamento degli oceani potrebbe trovare
               l’uomo già preparato come accade in Olanda, certo in Bangladesh non
               sarà così, ma qui c’è un problema di povertà che va affrontato alla radi-
               ce. Dall’ultima glaciazione è vero che l’oceano si è sollevato di 100 metri
               ma ora potremmo anche essere vicini ad una inversione di tendenza se
               solo si instaurasse un processo di retroazione con conseguente aumento
               della quantità di neve che cadrà nelle zone artiche. Non si dice inoltre
               che il Mediterraneo negli ultimi anni è calato di oltre 2 centimetri.
                  Si dice che in atmosfera sono presenti 3.000 miliardi di tonnellate di
               CO 2, che l’uomo ne immette ogni anno 20 miliardi, ma non si dice che
               l’applicazione del Protocollo di Kyoto equivarrebbe a ridurle solo di 0,5
               miliardi. Molti dicono è un primo passo: ma, citando il prof. Battaglia po-
               tremmo dire che «anche salire su uno sgabello è il primo passo per avvici-
               narsi alla luna». Non si dice che i costi del famoso Protocollo sono di 150
               miliardi di dollari all’anno: con metà di quella cifra potremmo garantire
               acqua potabile ed assistenza sanitaria e istruzione a milioni di persone. Le
               variazioni di temperatura non sono l’unico evento che preoccupa oggi.
               Negli ultimi 20 anni i fiumi dell’Europa centrale sono stati interessati da
               molte piene, tra cui quella dell’agosto del 2002 che, a causa del restringi-
               mento dell’alveo, hanno portato a danni per 10 milioni di euro. I risultati
               di una ricerca sulla frequenza delle alluvioni provocate dai fiumi Elba ed
               Oder, pubblicati su Nature, confermano comunque ancora una volta la
               scarsa affidabilità dei modelli di previsione sul clima futuro.
                  Lo studio mostra come la frequenza delle alluvioni prodotte da que-
               sti due fiumi negli ultimi 100 anni è in diminuzione, oppure non dà ten-
               denze particolari. Questi risultati sono perfettamente compatibili con la
               frequenza degli eventi severi di pioggia nell’Europa centrale, eventi che
               non mostrano nessuna tendenza. Il risultato è molto interessante se si
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               considera che si riferisce alla regione che fu investita da un’alluvione ca-
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