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Il ruolo dell’uomo nel riscaldamento globale
ni ancora per molto tempo. Anche se le temperature superficiali del
Mare Nostrum dovessero impennarsi, il riscaldamento non raggiungerà FOCUS
gli strati più profondi, condizione essenziale per la formazione di simili
mostri. Continueremo invece ad assistere alla formazione di forti tem-
porali multicellulari, o anche insidiose “bombe” mediterranee (depres-
sioni molto intense), ma con buona probabilità passeranno parecchie
generazioni prima che si possa assistere a fenomeni della portata di
Mitch o Katrina sulle nostre spiagge. Inoltre, l’anidride carbonica ha an-
che un ruolo benefico per la vegetazione, fungendo come una sorta di
fertilizzante. A questo si deve un aumento complessivo della flora fore-
stale pari al 5-6% registrato negli ultimi anni dalle osservazioni satellitari.
Una parte del mondo scientifico ritiene che l’aumento dell’anidride pos-
sa aiutare le foreste a recuperare alcune zone desertiche del pianeta.
Diverse oasi verdi piantate ai margini del deserto, invece di seccare, negli
ultimi anni si sono espanse, sia grazie ad un regime pluviometrico più
fortunato, sia appunto all’aumentata concentrazione di anidride.
È innegabile però che non tutta l’anidride produce verde: il riscalda-
mento globale contribuisce infatti probabilmente a modificare il regime
delle correnti atmosferiche, portando ad una graduale ridistribuzione
delle piogge, in misura tale da rendere aride alcune zone e verdi altre.
Un altro tormentone degli ultimi anni è quello che riguarda lo scio-
glimento dell’Artico. Innanzitutto è assai improbabile che l’Artico si
sciolga completamente senza che intervenga un meccanismo uguale e
contrario che riporti la situazione alla stabilità, ad esempio con l’incep-
pamento della Corrente del Golfo. Anche se dovesse accadere, non tut-
to il male verrebbe per nuocere: l’Artico conterrà sicuramente metano,
petrolio, diamanti. Il turismo nella zona oltretutto ne subirebbe un va-
sto impulso. Ci sono tante nazioni che possono rivendicare diritti
sull’Artico, tra cui anche le tre scandinave e l’Islanda, ma anche Canada
e Russia. Certo potrebbe diventare difficile vivere alle basse latitudini,
ma stiamo parlando di fantascienza, per ora. Non si può negare co-
munque che dal 1980 i ghiacci artici si siano ridotti di ben il 37%. 8
Abbiamo già evidenziato che l’enorme quantità di acqua dolce scaricata n.
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in mare dalla fusione dei ghiacci potrebbe bloccare la corrente del III
Golfo con due conseguenze: provocare più freddo nel nord Europa e
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SILVÆ 21