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Il ruolo dell’uomo nel riscaldamento globale


               decisamente bene, agli assicuratori ad esempio. Lo si ricava dal bilancio
         FOCUS Sigma, reso noto l’8 marzo dal riassicuratore zurighese Swiss Re (la rias-
               sicurazione consiste nell’assicurare altre società assicurative). Il 2006 in-
               fatti ha visto un notevole calo in danni e vittime provocati da catastrofi
               naturali. Agli assicuratori le calamità naturali sono costate 11,8 miliardi
               di dollari, ma considerando gli ultimi venti anni, il 2006 si colloca al ter-
               zo posto fra gli anni meno costosi in termini di sinistri assicurati, scrive
               Swiss Re. Il livello relativamente basso degli oneri sostenuti per i sinistri
               è attribuito in primo luogo a una stagione abbastanza tranquilla sul fron-
               te degli uragani negli Usa e all’assenza di grossi sinistri in Europa. La
               Swiss Re aveva presentato il primo marzo il proprio bilancio con un uti-
               le record di 4,6 miliardi di franchi svizzeri, ben sopra le attese di mercato
               e con un incremento rispetto al 2005 addirittura del 98%. Lo stesso co-
               losso zurighese ha ammesso che buona parte di questo aumento lo si
               deve proprio alla diminuzione delle catastrofi naturali.
                  Certamente sarà importante mantenere alta l’aspettativa di un au-
               mento delle calamità dovute al riscaldamento globale così da spingere
               più cittadini e società ad assicurarsi e contemporaneamente giustificare
               l’aumento dei premi assicurativi. Gli allarmismi servono anche a questo.
                  Vorrei aggiungere alcuni dati su cui riflettere e far riflettere chi asso-
               cia sempre e comunque tempeste ed uragani al riscaldamento globale
               su base antropica: l’anno con il maggior numero di uragani fu il 1886;
               l’uragano più “precoce” risale al 7 marzo 1908 e l’uragano con la mag-
               gior depressione (892 mb) è ancora quello del “Labour Day” 1935. Il
               numero di uragani per anno a partire dall’anno 1900 è stato più o meno
               costante, ma a partire dalla fine degli anni ’50, questo numero è calato
               progressivamente. Oggi si registrano (per anno) solo i tre quarti degli
               uragani che si verificavano agli inizi del secolo scorso e ben il 30% in
               meno (per anno) toccano terra. Si parla tanto di Katrina e delle conse-
               guenze devastanti che ha provocato su New Orleans ma essa non è una
               delle prime vittime dell’effetto serra, come qualcuno vuole far credere e
               sventola in trasmissioni pseudo scientifiche (altri uragani ben più po-
               tenti l’anno sferzata nei secoli passati), bensì l’ennesima vittima dell’in-
               curia, della testardaggine e dell’irriverenza umana nei confronti della
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               natura che, proprio nelle aree più delicate, instabili e vulnerabili dal
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