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Dalla filosofia ai luoghi comuni c’è sempre l’aria nella nostra vita


            dizione ayurvedica indiana. Sempre cinque, legati da un rapporto di
            causa ed effetto: l’Etere (Akasha, elemento legato al senso dell’udito)  FOCUS
            da cui si manifesta l’Aria (Vayu, legata al tatto); dall’Aria emana il Fuoco
            (Tejas, associato alla vista); da qui l’Acqua (Apas, legata al gusto), e
            dall’Acqua la Terra (Prithivi, connessa all’olfatto).
               Oggetto imprescindibile di pensiero “alto” o di filosofia spicciola,
            l’aria appare dunque come l’elemento più spirituale, quello che più de-
            gli altri si avvicina a quell’idea di “soffio vitale” che ci accosta al con-
            cetto di anima. Fra tutti, l’unico elemento non visibile, quasi magico.
            Impalpabile ed essenziale. Più degli altri simbolo stesso di vita, perché
            – più che per gli altri – la sua mancanza appare non-vita. Pensate a ciò
            che, nell’immaginario, ci sembra indispensabile per vivere. Senza cibo
            si può stare per giorni, senza acqua per ore, senza aria solo per qualche
            manciata di secondi. Tanto da strabiliarci quando qualche mirabile
            atleta subacqueo stabilisce un record di apnea: un innaturale “esistere
            senza aria”.
               Invisibile, inodore, insapore eppure indispensabile anche nel lin-
            guaggio, tanto da diventare descrittiva, attributiva, significante (mi
            manca l’aria, vivere all’aria aperta, respirare un po’ di aria buona, qui
            dentro c’è aria viziata…). Perfino gli usi più vulgati della lingua le rico-
            noscono un valore idiomatico (c’è un’aria nuova, oggi non è aria…). Si
            esce da un luogo chiuso, da una lunga riunione e si esclama: aria!
            Sinonimo stesso di vita, ma anche afflato di libertà: cos’altro è “l’ora
            d’aria” dei detenuti se non quella parentesi di tempo senza la costrizio-
            ne di una cella, quello spasimo – insieme tormento e traguardo – verso
            l’agognata condizione di uomo libero?
               Aria e vita: uomini, animali e piante hanno bisogno dell’aria per esi-
            stere e per comunicare. Pensiamo alla voce e ai versi: porzioni d’aria
            che si “colorano” di suono, di parola, di significato. E poi il vento: aria
            che vive, che si muove, che insorge, che si manifesta con la “sua” voce.
               Ma la suggestione maggiore, anche per i pensatori moderni, resta
            quella dell’aria come arché: fondamento stesso del mondo vitale, sco-       8
            perta e viaggio senza fine. Nel secolo scorso il francese Gaston            n.
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            Bachelard, chiedendosi quale significato abbia l’aria per la psiche del-    III
            l’uomo, associa ad essa proprio l’idea di un viaggio verticale, un’ascen-
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