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Modelli matematici e controlli ambientali
mente di qualche chilometro, mentre quella verticale dipende dal nu-
FOCUS mero di strati considerati, variabile da alcune decine di metri in prossi-
mità del suolo fino ad alcune centinaia o migliaia di metri.
I modelli lagrangiani si basano invece su un sistema di riferimento
mobile che segue gli spostamenti delle masse di aria di cui si vuole ri-
produrre il comportamento. Tra essi si distinguono i modelli a traietto-
ria o a particelle. Nei primi viene simulata l’evoluzione di una massa di
aria che si muove sotto l’azione di una componente media di velocità
del vento, che per ipotesi è considerata uniforme con la quota e in dire-
zione solo orizzontale. Gli altri, invece, simulano l’emissione degli in-
quinanti con la generazione di un certo numero di particelle emesse ad
ogni passo temporale; la concentrazione della specie di interesse in fun-
zione del tempo, è ricostruita valutando il numero di particelle conte-
nute in un certo volume di spazio.
Il risultato di una simulazione modellistica è sempre affetto da erro-
re dovuto al fatto che il modello, per quanto consolidato e complesso
possa essere, non risulta mai completamente aderente alla realtà fisica,
a causa delle varie ipotesi esemplificative e delle correlazioni semiempi-
riche in esso introdotte per descriverne la fenomenologia. A questa in-
certezza intrinseca del modello si associa poi quella relativa ai dati for-
niti come ingresso o condizioni al contorno. È compito dell’uomo non
solo scegliere il modello più adatto alla situazione, ma saperne indivi-
duare i limiti e l’aderenza alla realtà per poterne fare uno strumento
prezioso di controllo.
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