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I possibili effetti dei cambiamenti climatici sulla biodiversità forestale
tori: diversità, nel senso di distanza (genetica o altro) tra due organismi,
FOCUS ed evoluzione biologica - modestamente, anch’io, in maniera indipendente,
ero arrivato alla stessa conclusione (pubblicata nello stesso anno).
Questo ci porta al concetto di coerenza tra i vari organismi che competo-
no nell’ecosistema (guarda caso: un concetto sul quale ha lavorato an-
che Bruno Petriccione in anni non sospetti), coerenza che deriva dalle
caratteristiche morfologiche, ecologiche ed evolutive di questi.
Per una misura diretta della diversità sono stati proposti diversi pro-
cedimenti. Il più noto è il calcolo dell’indice di Shannon & Weaver, che
riprende il valore di entropia secondo Boltzmann. È una misura che
permette comparazioni di carattere molto generale, ma nella mia espe-
rienza su un gran numero di comunità vegetali, risulta fortemente di-
pendente dal numero di specie presenti. Una misura migliore è l’indice
di Margalef, però esso considera soltanto le differenze, e l’evoluzione
non entra nel calcolo. Vediamo allora se i due fattori prima indicati (di-
versità ed evoluzione) sono misurabili con metodi obbiettivi.
2.b. Per la misura della diversità entro un set di dati (oppure della si-
milarità, che ne è il reciproco) esistono metodi statistici di uso generale,
come ad es. il c2. Essi però in generale si applicano a dati quantitativi,
cioè dati numerici, ad es. frequenza o biomassa delle specie. Per la mi-
sura dell’evoluzione, un dato diretto applicabile a tutte le specie finora
non esiste: se ne hanno soltanto esempi in gruppi particolarmente stu-
diati con applicazioni di cladistica. Del resto, per il momento mi sem-
bra difficile che per questa via si possano avere risultati pertinenti.
Compariamo gli strati arborei di due comunità, l’una a rovere e betulla
e l’altra a rovere ed acero: secondo l’analisi cladistica (su dati macromo-
lecolari), la distanza nel primo caso è bassa, nel secondo è maggiore,
ma questo interessa veramente il forestale? Non è questa la diversità
che si intende misurare.
Proponiamo a questo punto una nuova ipotesi interlocutoria: la bio-
diversità non è un concetto, ma una categoria del pensiero scientifico
moderno. Non è una novità: molti ricorderanno almeno il titolo di un
citatissimo lavoro di Hurlbert (circa trent’anni fa) nel quale la biodiver-
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sità è considerata “a non-concept”. In realtà, non si tratta di una stron-
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