Page 134 - SilvaeAnno03n08-005-005-Sommario-pagg.004.qxp
P. 134
Il ruolo della globalizzazione sui cambiamenti climatici
Non sono però solo i politici ipocriti a coniugare in maniera così
FOCUS ambigua il rapporto tra sviluppo del Terzo Mondo e questione ambien-
tale. Anche molte aziende private barano su queste problematiche.
Giocando sul costo ambientale del trasporto molti produttori e molte
aziende commerciali cercano di sfruttare le generiche preoccupazioni
ambientali e il senso di colpa della popolazione per “spingere” prodotti
locali, sottolineando il fatto che specie fuori stagione moltissimi pro-
dotti hanno viaggiato per centinaia di migliaia di miglia per arrivare su-
gli scaffali dei supermercati. Ma la realtà è diversa.
Solo in piccola parte il prezzo di un bene è influenzato dai costi am-
bientali del trasporto. Si tratta anche in questo caso di una menzogna
avanzata a fini protezionistici. Le tecnologie di trasporto si sono così
evolute negli ultimi decenni da consentire bilanci energetici assai favo-
revoli ai prodotti di Paesi lontanissimi. Si calcola così che la carne di
agnello, di cui gli inglesi sono forti consumatori, ha un costo ambienta-
le di 688 kg di CO 2 a tonnellata quando viene prodotta in Nuova
Zelanda e trasportata in condizioni refrigerate fino in Inghilterra, cioè a
circa 20.000 km di distanza. La stessa carne prodotta in Inghilterra, e
destinata a quello stesso mercato, costerebbe 2.850 kg di biossido di
carbonio. Persino le rose prodotte in Olanda sono infinitamente più in-
quinanti di quelle prodotte dal Kenya, che è diventato negli ultimi anni
insieme all’India un grande produttore floreale. Così, 12.000 rose pro-
dotte in Africa gettano nell’atmosfera 600 kg di anidride carbonica,
contro 35.000 kg per la stessa quantità prodotta in Olanda. Insomma,
prendere in considerazione soltanto la distanza da cui proviene un bene
per valutarne la eco-compatibilità, senza tener conto delle diverse tec-
niche di produzione, è un modo capzioso di discriminare contro le pro-
duzioni dei Paesi periferici.
Una snobberia pubblicitaria altrettanto erronea, e probabilmente
orientata a secondi fini, è quella che si possa “compensare” il costo am-
bientale di una riunione internazionale – dedicata magari a questioni
climatiche – facendo piantare un certo numero di alberi che compensi-
no con la loro produzione di ossigeno quanto consumato dai viaggi dei
partecipanti. Molti attori di Hollywood e membri del jet set hanno
Anno
adottato come strumento per migliorare la propria immagine l’abitudi-
III
-
n.
8
142 SILVÆ