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Il ruolo della globalizzazione sui cambiamenti climatici


                  Non sono però solo i politici ipocriti a coniugare in maniera così
         FOCUS ambigua il rapporto tra sviluppo del Terzo Mondo e questione ambien-
               tale. Anche molte aziende private barano su queste problematiche.
               Giocando sul costo ambientale del trasporto molti produttori e molte
               aziende commerciali cercano di sfruttare le generiche preoccupazioni
               ambientali e il senso di colpa della popolazione per “spingere” prodotti
               locali, sottolineando il fatto che specie fuori stagione moltissimi pro-
               dotti hanno viaggiato per centinaia di migliaia di miglia per arrivare su-
               gli scaffali dei supermercati. Ma la realtà è diversa.
                  Solo in piccola parte il prezzo di un bene è influenzato dai costi am-
               bientali del trasporto. Si tratta anche in questo caso di una menzogna
               avanzata a fini protezionistici. Le tecnologie di trasporto si sono così
               evolute negli ultimi decenni da consentire bilanci energetici assai favo-
               revoli ai prodotti di Paesi lontanissimi. Si calcola così che la carne di
               agnello, di cui gli inglesi sono forti consumatori, ha un costo ambienta-
               le di 688 kg di CO 2 a tonnellata quando viene prodotta in Nuova
               Zelanda e trasportata in condizioni refrigerate fino in Inghilterra, cioè a
               circa 20.000 km di distanza. La stessa carne prodotta in Inghilterra, e
               destinata a quello stesso mercato, costerebbe 2.850 kg di biossido di
               carbonio. Persino le rose prodotte in Olanda sono infinitamente più in-
               quinanti di quelle prodotte dal Kenya, che è diventato negli ultimi anni
               insieme all’India un grande produttore floreale. Così, 12.000 rose pro-
               dotte in Africa gettano nell’atmosfera 600 kg di anidride carbonica,
               contro 35.000 kg per la stessa quantità prodotta in Olanda. Insomma,
               prendere in considerazione soltanto la distanza da cui proviene un bene
               per valutarne la eco-compatibilità, senza tener conto delle diverse tec-
               niche di produzione, è un modo capzioso di discriminare contro le pro-
               duzioni dei Paesi periferici.
                  Una snobberia pubblicitaria altrettanto erronea, e probabilmente
               orientata a secondi fini, è quella che si possa “compensare” il costo am-
               bientale di una riunione internazionale – dedicata magari a questioni
               climatiche – facendo piantare un certo numero di alberi che compensi-
               no con la loro produzione di ossigeno quanto consumato dai viaggi dei
               partecipanti. Molti attori di Hollywood e membri del jet set hanno
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               adottato come strumento per migliorare la propria immagine l’abitudi-
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