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Il ruolo della globalizzazione sui cambiamenti climatici
sere quindi statisticamente attribuito a quei Paesi che, avendo delocaliz-
zato le proprie fabbriche, si presentano oggi come meno “colpevoli”. FOCUS
Anche quei Paesi europei che riusciranno a raggiungere gli obiettivi fis-
sati dal trattato di Kyoto per il 2012 non dovranno attribuirne il merito
alla capacità di sacrificio del consumatori o alla genialità tecnica delle lo-
ro aziende, ma semplicemente al fatto di essere riusciti ad esportare gran
parte delle proprie emissioni inquinanti verso la Cina e l’India.
Bisogna infatti distinguere tra beni che inquinano alla produzione, e
beni che inquinano al momento dell’uso. Le automobili, per esempio,
inquinano soprattutto quando vengono utilizzate, e quindi non è errato
considerare i Paesi fortemente motorizzati come maggiormente respon-
sabili del riscaldamento ambientale. Ma anche qui si deve procedere con
grande cautela. Gli aerei, ad esempio, appartengono alla stessa categoria,
quella che inquina in proporzione con l’uso: ed è quindi legittimo consi-
derare l’assurda e frenetica mobilità turistica dei popoli più ricchi come
responsabile del terribile danno ambientale dovuto al traffico aereo. Ma
a ciò andrebbe aggiunto un calcolo dell’enorme consumo energetico ne-
cessario alla raffinazione dell’alluminio di cui è fatta gran parte degli ae-
rei. Anche se i grandi smelters della bauxite con cui si ottiene l’alluminio
sono in Indonesia o nel Bahrein, è per consentire alla Boeing e ad
Airbus di lavorare con metallo di grande purezza, e per il comfort e la si-
curezza di europei ed americani – che formano il grosso dei passeggeri
aerei – che essi gettano nell’atmosfera enormi quantità di gas serra.
Anche altri beni, come l’acciaio e il cemento, inquinano soprattutto
al momento della produzione, quale che sia il Paese in cui vengono poi
utilizzati. E lo sviluppo ha fatto di recente della Cina il produttore del
43% di tutto il cemento del mondo. Prendere in considerazione le
emissioni grezze significa perciò sovrastimare l’inquinamento destinato
a far vivere meglio i cinesi, e a sottovalutare le conseguenze ambientali
del benessere degli americani. E di conseguenza, ostinandosi a prende-
re in considerazione solo i dati grezzi delle emissioni carboniche e rifiu-
tandosi di fare concessioni ai Paesi meno avanzati, l’atteggiamento di 8
Bush, dopo la pretesa “svolta ambientalista”, finisce per contribuire a n.
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congelare il reddito pro capite dei cinesi a un livello parecchie volte in- III
feriore a quello degli americani.
Anno
SILVÆ 141