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Il ruolo della globalizzazione sui cambiamenti climatici
stanno infatti già rivelando efficaci nella riduzione del ritmo di degrado,
FOCUS e in qualche caso hanno prodotto in tempi rapidi segni di un’inversione
di tendenza.
Il Protocollo di Montreal del 1987 ha solo vent’anni, ma in virtù del
fatto di essere un accordo veramente globale – è stato firmato ed appli-
cato da tutti i Paesi del mondo tranne l’Irak – rappresenta il migliore
successo mai raggiunto nella lotta contro il cambiamento climatico, dato
che il buco dell’ozono stratosferico, a contrastare il quale esso era fina-
lizzato, non solo ha smesso di crescere, ma – a meno di interferenza con
altri fenomeni di degrado ambientale – dovrebbe scomparire entro la
metà del secolo. Messi in allarme dagli scienziati di tutto il mondo i go-
verni decisero di ridurre del 95% l’uso dei clorofluorocarbonati (CFC),
gas massicciamente utilizzati per le bombolette spray e per i frigoriferi.
E riuscirono tanto più facilmente ad accordarsi in quanto la “sensibilità
globale” fu sollecitata dal fatto che gli altri Stati avevano accettato di so-
stituire provvisoriamente i CFC con un altro gas, l’HCFC (i cui brevetti
erano detenuti principalmente dalla società americana Du Pont de
Nemour), anche se si sapeva che questo è dannoso per l’effetto serra.
Per questo motivo, dopo una riunione degli esperti scientifici in
Grecia, si è deciso che i Paesi ricchi dovranno ridurre e poi smettere di
produrre l’HCFC entro il 2020, invece del 2030, come previsto, mentre
i Paesi in via di sviluppo potranno continuare per altri dieci anni, fino al
2030 invece del 2040. Insomma, si incomincia ad avere la prova provata
del fatto che, quando – pur tenendo conto dei grandi interessi econo-
mici privati – si riescono ad applicare la regola della collaborazione pla-
netaria e quella delle agevolazioni per i paesi poveri (e che inquinano
pochissimo), il degrado ambientale e il cambiamento climatico posso-
no essere combattuti con efficacia. Il principio dell’approccio globale
appare ormai indiscutibile.
In Italia – tanto per non smentire le abitudini di scarsa serietà di co-
loro che dovrebbero tutelare l’interesse pubblico – questo principio è
diventato così indiscutibile da essere ormai diventato un luogo comu-
ne, ed un luogo comune assai abusato: come quando viene avanzata a
giustificazione la non osservanza del Protocollo di Kyoto portando a
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pretesto l’opposizione americana. Oppure quando viene avanzato da
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