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Il ruolo della globalizzazione sui cambiamenti climatici
Bush cerca demagogicamente di cavalcare, proponendo un accordo dai
risvolti patentemente anti-Terzo mondo. Il cambiamento climatico non FOCUS
viene dunque preso in considerazione se non come un’occasione per
rallentare il processo di globalizzazione produttiva che negli ultimi
trent’anni ha favorito l’industrializzazione dei Paesi a basso e bassissi-
mo costo del lavoro, e ha cominciato a riequilibrare l’iniqua distribuzio-
ne mondiale della ricchezza e delle attività produttive.
In cambio della promessa di ridurre le emissioni americane, il presi-
dente degli Stati Uniti chiede infatti l’impegno ad un’analoga riduzione
da parte degli altri Paesi presenti alla Conferenza, fra cui Cina, Brasile,
India, Messico e Indonesia. Contrariamente all’approccio europeo, più
tollerante nei confronti dei Paesi che debbono recuperare un enorme
ritardo di sviluppo e che finora hanno contribuito assai poco alla grave
degradazione dell’ambiente, Bush sembra pensare che i poveri del
mondo debbano andarci piano con l’uso delle risorse ambientali ed
energetiche, e di sottomettersi agli stessi vincoli dei Paesi più avanzati e
più inquinatori, anche se questo significa accettare tassi di sviluppo più
bassi di quelli ottenuti, negli ultimi vent’anni, grazie a salari stracciati.
Indirettamente, il fine è di limitare i tagli all’inquinamento nei Paesi più
ricchi, e quindi di consentire la preservazione del modo di vita occiden-
tale e del vertiginoso ritmo con cui esso dilapida le risorse del pianeta.
L’inquinamento, come abbiamo visto, è un tipico problema a carat-
tere globale, così come globali è preferibile siano le misure per contra-
starlo e in qualche misura moderarne gli effetti. Ma va detto a questo
proposito che, nonostante i molti trattati che si occupano di questa ma-
teria, esso rimane regolato in maniera assai imperfetta, anzi del tutto in-
sufficiente. Nonostante l’apparente sensibilità dell’opinione pubblica
sulla questione del cambiamento climatico, il bilancio dell’ultimo de-
cennio nei Paesi occidentali è più che deludente. E nonostante il pro-
cesso di globalizzazione produttiva si sia concretato in un massiccio fe-
nomeno di delocalizzazione delle attività industriali verso i Paesi a bas-
so costo del lavoro, le emissioni di anidride carbonica negli Stati Uniti 8
sono oggi un 15% più alte di quanto non fossero nel 1990, che è l’anno n.
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di riferimento per valutare i risultati del Protocollo di Kyoto. Lo stesso III
Giappone, anche se si tratta – a differenza dell’America – di un paese
Anno
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