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Alla scoperta della geografia dell’immaginario
edifici e carte stradali; della Miskatonic University ci sono le magliette
con relativo stemma e relativo motto rigorosamente in latino (Ex igno- FOCUS
rantia ad sapientiam. Ex luce ad tenebras), oltre che le sue foto. Volendo ci
si potrebbe anche andare: tutto sta nel trovarla... Invece è impossibile
rintracciare Dunwich e non perché se l’è inventata Lovecraft, ma solo
perché, dopo i fatti abominevoli colà accaduti e descritti nel famosissi-
mo L’orrore di Dunwich, si è pensato bene di cancellarla dalle cartine geo-
grafiche e addirittura di eliminare i cartelli stradali che ne indicavano la
direzione: sicché, chi s’inoltrasse all’interno del Massachusetts corre
l’inevitabile alea di non trovarla, di perdersi, e magari d’incontrare qual-
cosa di peggio...
Ma il viaggiatore lovecraftiano nella sua mappa s’imbatte anche in
città verissime accanto a città d’immaginazione, ma così trasformate da
non sapere quale sia la realtà: quella vera o quella di Lovecraft? Salem,
la città della caccia alle streghe, ad esempio, oppure Boston, solo in ap-
parenza normale, ma che nasconde nelle sue viscere tutti quei dèmoni
che la moderna civiltà delle macchine ha scacciato dalla superficie. Non
è difficile fare qui qualche incontro poco acconcio leggendo certi rac-
conti di HPL come Orrore a Red Hook o Il modello di Pickman. Se poi in-
contrasse proprio Pickman, l’inquietante artista, allora non ci sarebbero
più problemi...
Lovecraft teorizzava proprio questo: la “realtà” nelle sue storie
non doveva avere confini e poteva debordare, come quasi sempre av-
viene, nei territori di un immaginario “realistico”. E ciò avviene an-
che per le sue storie più fantastiche, quelle ad esempio che conduco-
no il proprio alter ego letterario, Randolph Carter, nella Terra dei Sogni
in cui si penetra scendendo i gradini del Sonno Profondo per andare
alla ricerca prima del volto degli dèi scolpiti sul Monte Ngranek e poi
alla ricerca degli dèi stessi sul Monte Kadath che sorge al centro del
gelato altopiano di Leng. Anche di tutto questo paesaggio onirico esi-
stono ormai mappe dettagliatissime.
Diversa è la pseudogeografia di Jorge Luis Borges. Lo scrittore ar- 7
gentino è assai più metafisico e, volendo, paradossale: infatti, se voglia- n.
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mo seguire la carta geografica immaginata in Tlön, Uqbar, Orbis Tertius ci III
inoltriamo sì in un territorio fantastico, ma allo stesso tempo in un terri-
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