Page 82 - SilvaeAnno03n07-005-005-Sommario-pagg.004.qxp
P. 82

Da un’invenzione linguistica l’utile approfondimento per fare attenzione al nostro cibo


               duttori e cuochi deve assolutamente infittirsi e soprattutto deve essere
         FOCUS un dialogo di reciproco orientamento, non deve avere gerarchie.
                  La parola “terra”, nelle sue diverse accezioni (pianeta, area coltivabi-
               le, materiale…) ha un po’ aiutato a dimenticare la parola “suolo”, eppu-
               re vale la pena fermarsi a ricordare che la “terra” che coltiviamo ha un
               primo strato superficiale, di sostanze minerali miste a sostanze organi-
               che, che è più o meno quel che in agronomia viene definito strato ara-
               bile. Vi abita una impressionante quantità e varietà di organismi, anima-
               li e vegetali, mentre noi (cittadini, ricercatori e purtroppo anche conta-
               dini) tendiamo a considerare il suolo come un qualcosa di inerte, in cui
               è necessario aggiungere qualcosa per vitalizzarlo. Nulla di più sbagliato.
               Gli organismi viventi del suolo svolgono un ruolo fondamentale nel ci-
               clo del carbonio, trasformando la sostanza organica in humus e ren-
               dendo disponibili gli elementi nutritivi per le piante; la fertilità del suo-
               lo, ovvero la capacità di un terreno di produrre cibo sano nel tempo, di-
               pende quindi dalla componente vivente dei suoli: dobbiamo imparare a
               prendercene cura.
                  Quel che ostacola la cura è, come spesso accade, l’ignoranza. Sui
               suoli c’è una sostanziale e generalizzata ignoranza simile a quella che
               caratterizza il nostro atteggiamento verso i grandi “mezzi-ambiente”,
               come per esempio il mare, altro oggetto di devastante ignoranza.
                  Bisogna invece che ci attrezziamo per poter dare alla “pelle della ter-
               ra” tutta l’attenzione di cui ha bisogno.
                  Proviamo a considerare questo primo strato come un mondo vivo e
               vivace, popolosissimo e con caratteristiche ben precise. Come ha scrit-
               to Paolo Nannipieri (Slowfood, n. 22/2006), bisogna immaginare questa
               struttura come quella di una cipolla: «La buccia esterna potrebbe essere
               quella che fa al caso nostro: la chiameremo biosfera. Se provate con un
               coltello a privarla di questo primissimo strato, ecco che sotto di esso ne
               troverete uno decisamente più fine, quasi una pellicola trasparente: an-
               che questo ci serve perché è il nostro suolo». La biosfera è la vita sulla
               terra, una sfera pulsante e vibrante di piante, di animali, di esseri non
               apprezzabili senza microscopio e, infine, di uomini. Nulla di tutto que-
               sto esisterebbe senza quello strato, il suolo, che permette la vita delle
          Anno
               piante e il completamento dei principali cicli biogeochimici: in esso tut-
          III
          -
          n.
          7
          88 SILVÆ
   77   78   79   80   81   82   83   84   85   86   87