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Da un’invenzione linguistica l’utile approfondimento per fare attenzione al nostro cibo


            le similitudini che le legavano a quelle del sud.
               Nacquero legami, contatti, progetti, scambi che da allora non hanno   FOCUS
            smesso di irrobustire quella rete.
               L’edizione del 2006 è stata quella dell’approfondimento e del dialo-
            go tra le diverse componenti delle Comunità; queste si basano infatti
            sulle conoscenze e le abilità di tre gruppi fondamentali: i produttori, la
            ricerca, la cucina. È stato quindi il dialogo tra produttori, accademici e
            cuochi il filo rosso che ha caratterizzato la seconda edizione di Terra
            Madre. La necessità di rafforzare quel dialogo e di rafforzarlo nel senso
            della parità, del rispetto dello scambio vero, portò a creare una Rete di
            Università per Terra Madre, che ad oggi conta 130 istituti che hanno
            firmato un protocollo di intesa con Slow Food e che ha fatto sì che a
            Terra Madre 2006 ci fossero oltre 400 docenti, accademici, ricercatori
            da oltre 200 università di tutto il mondo. Al loro fianco circa mille cuo-
            chi e poi il grande variegato gruppo degli altri settori: contadini, pasto-
            ri, nomadi, raccoglitori, pescatori…
               Questa è stata l’umanità che si è impegnata in circa 80 seminari, i
            “Laboratori della Terra” in cui si sono analizzate decine di tematiche
            relative alla produzione del cibo, alla sostenibilità ambientale, ai merca-
            ti alimentari, e a tutto quello che in un qualsiasi modo al cibo può esse-
            re connesso.
               Perché il punto di forza che in questi vent’anni ha consentito a Slow
            Food, una associazione nata sotto l’egida più classica dell’enogastrono-
            mia, di diventare un movimento internazionale ed un passante multidi-
            sciplinare è stato proprio il fatto di accettare fin da subito come una ric-
            chezza il fatto che occuparsi di cibo significa occuparsi di una quantità
            di cose, significa occuparsi del mondo e di tutti gli esseri che lo abitano.
            Significa fare politica.
               Ecco perché uno dei seminari più seguiti, a Terra Madre 2006 aveva
            un titolo inequivocabile: “La salubrità dei suoli: come si conserva e co-
            me si recupera, come si ammala e come si guarisce il primo grande in-
            grediente per la qualità dei nostri piatti”.                                7
               Certo, nel contesto di una pubblicazione come questa, sembra ba-         n.
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            nale sottolineare che una eccellente cucina ha bisogno di un eccellente     III
            terreno, ma questo è uno dei temi in cui il dialogo tra ricercatori, pro-
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