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La lunga e non conclusa storia dell’inquinamento in Italia
l’area si sono sviluppate senza un piano razionale, senza impianti di de-
FOCUS purazione e con decine di collettori di scarico a mare e/o nei piccoli
corsi d’acqua. Il polo industriale di Priolo, 43 milioni di metri quadrati,
è oggi una realtà molto complessa che interessa anche i comuni di
Augusta, Melilli, Siracusa, Floridia e Solarino. All’interno del polo indu-
striale svolgono le loro attività numerose aziende.
L’intensa attività ha causato il rilascio nei suoli e nelle acque di diver-
se sostanze tossiche quali ammoniaca, acido fluoridrico, cloro, idroge-
no solforato, mercurio, l’elevata presenza di discariche, di cui molte
abusive, all’interno e all’esterno dell’area industriale, il depauperamento
della falda idrica che ha causato un forte abbassamento del livello pie-
zometrico, il degrado della qualità dell’aria connessa alle elevate emis-
sioni dei camini delle industrie del polo petrolchimico. Un segno pro-
fondo nella storia recente di Priolo lo ha lasciato l’“Operazione Mar
Rosso”: il 16 gennaio 2003 vengono arrestati 17 tra dirigenti e dipen-
denti dello stabilimento ex Enichem (ora Syndial), per aver costituito
una vera e propria «associazione a delinquere finalizzata al traffico ille-
cito di ingenti quantità di rifiuti pericolosi contenenti mercurio». I dan-
ni sono evidenti anche e soprattutto dalle indagini epidemiologiche
condotte nell’area. Una delle denunce più inquietanti arriva da Giacinto
Franco, ex primario di pediatria dell’ospedale augusteo, secondo cui
nell’ultimo ventennio l’incidenza di malformazioni prenatali sulla po-
polazione esposta all’inquinamento chimico è stata del 5,6% contro il
2% della soglia massima indicata dall’Oms.
Con la legge 426/98 l’area di Priolo è diventato uno dei primi 15 siti
di interesse nazionale da bonificare, perimetrato con DM il 10 gennaio
2000 per una superficie totale di circa 3.350 ettari.
I siti dell’amianto
L’Italia fino al 1992, anno in cui l’uso di amianto è stato bandito, ha
prodotto quasi 4 milioni di tonnellate di amianto, più quello che veniva
importato. I siti inseriti nel programma nazionale di bonifica in cui si
lavorava o si estraeva amianto in Italia sono: Casale Monferrato, Broni,
Emarese, Balangero, Bari Fibronit e Biancavilla; in tutti si è tuttora nella
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fase di caratterizzazione o di alcuni interventi di messa in sicurezza, no-
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