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La lunga e non conclusa storia dell’inquinamento in Italia


            manda al dossier di Legambente pubblicato nel maggio 2005 “La chi-
            mera delle bonifiche”. Basti ricordare che i primi dati allarmanti arriva-  FOCUS
            rono con il dossier, pubblicato nel 1994, scritto da Gabriele
            Bortolozzo, un ex operaio del Petrolchimico che, accortosi della morte
            per cancro di quattro dei suoi cinque compagni di lavoro addetti alla ri-
            pulitura delle autoclavi nella produzione del Cvm, dedicò tutto se stes-
            so alla ricostruzione dei disastri ambientali e dell’annientamento delle
            vite di tanti operai. A questo sono seguiti una serie di studi tra cui, re-
            centemente, anche un lavoro dell’Istituto Superiore di Sanità sulla mor-
            talità degli esposti a cloruro di vinile monomero nello stabilimento
            Montedison-Enichem.
               Il sito viene inserito nel programma nazionale di bonifica con la leg-
            ge 426/1998. L’area perimetrata comprende un totale di quasi 4000 et-
            tari. Il 21 ottobre 1998 viene sottoscritto l’“Accordo di programma per
            la chimica di Porto Marghera”, con l’obiettivo di risanare e tutelare
            l’ambiente attraverso azioni di messa in sicurezza e bonifica dei siti in-
            quinati, indurre adeguati investimenti industriali, operare per il mante-
            nimento, il rilancio e la qualificazione dell’occupazione.


            Priolo, dallo sviluppo industriale alla criticità sanitaria-ambientale
               Priolo Gargallo, oggi rinomato per i suoi veleni, o come sostiene
            qualcuno “per i progressi dell’industrializzazione”, insieme ad Augusta
            e Melilli, ha vissuto una notevole fase di espansione urbanistica per po-
            ter dare dimora alle migliaia di lavoratori delle fabbriche della zona.
            Questi hanno sempre visto di buon occhio lo sviluppo di una realtà in-
            dustriale, a loro sconosciuta, fino agli inizi degli anni Settanta, quando
            l’esaurimento dello sviluppo del polo industriale, soprattutto in termini
            di nuovi posti di lavoro, e il crescere di una questione sanitaria-ambien-
            tale sempre più preoccupante manifestata da mare nero, morie di pesci,
            ma soprattutto insorgenza di patologie tumorali e nascite di bambini
            malformati, hanno causato una inversione di tendenza.
               La prima raffineria risale ai primi anni Cinquanta, quando il consor-    7
            zio per l’Area di sviluppo industriale decide di lottizzare trenta chilo-   n.
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            metri di costa tra Augusta e Siracusa per dare inizio a quello che sareb-   III
            be stato il più grande disastro ecologico siciliano. Le industrie sorte nel-
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