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La lunga e non conclusa storia dell’inquinamento in Italia
di Priolo (Sr), al centro dello scandalo del mercurio in mare che portò
all’arresto dei vertici del petrolchimico siciliano nel gennaio 2003, la FOCUS
Caffaro di Torviscosa (Ud) e la Tessenderlo di Pieve Vergonte (Vc). O
le acciaierie di Taranto e di Piombino ancora in incomprensibile ritardo
sulla riduzione delle ingenti emissioni in atmosfera.
Al problema di come migliorare lo svolgimento delle attività indu-
striali più a rischio di contaminazione, garantendo l’occupazione, si
somma quello dello stentato avvio del risanamento delle aree già inqui-
nate. Lo slancio al settore delle bonifiche auspicato dopo l’avvio del
Programma nazionale, a oltre nove anni dal suo varo, purtroppo non si
è ancora concretizzato. Lo aveva denunciato la Corte dei conti all’inizio
del 2003, non si può che confermarlo ancora oggi.
Era il gennaio 2003, lo ricordiamo, quando arrivò la bocciatura isti-
tuzionale da parte della Corte dei Conti sullo svolgimento del program-
ma e sui «risultati del tutto modesti» ottenuti fino ad allora. La magi-
stratura contabile evidenziava infatti che «lo svolgimento del program-
ma si trova ancora nella fase delle attività preliminari agli interventi di
bonifica e non è dato prevedere i tempi della conclusione delle opere».
A testimoniare il ritardo del Programma venivano elencate le 29 peri-
metrazioni approvate fino allora, i pochi piani di caratterizzazione e
progetti di messa in sicurezza d’emergenza approvati, i soli 3 progetti
definitivi approvati con tanto di decreto interministeriale (tutti riguar-
danti l’area industriale di Porto Marghera), di cui uno solo effettiva-
mente concretizzato. Sono trascorsi quattro anni da quella relazione e
lo scenario, purtroppo, non cambia di molto. Il programma nazionale,
insomma, procede lentamente.
Analizzando attentamente la questione risulta poi evidente come an-
che quello del trattamento dei rifiuti derivanti dai siti industriali e dalle
attività di bonifica è un capitolo sostanzialmente irrisolto. Vale la pena
ricordare come il DM 471/99, oggi abrogato dal D.L.vo 152/2006, pri-
vilegi il trattamento in situ oppure on site proprio per ridurre i rischi deri-
vanti dal trasporto e dal conferimento in discarica dei rifiuti e delle ter- 7
re contaminate (anche alla luce delle sempre minori volumetrie dispo- n.
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nibili nelle discariche per rifiuti pericolosi e non o della difficoltà di re- III
perire nuove aree per localizzare impianti ex novo).
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