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Il pianeta assetato


            be ospitare una serie di piccole dighe di sbarramento idroelettriche e
            modesti progetti d’irrigazione. L’elettricità potrebbe contribuire a costi-  FOCUS
            tuire una piattaforma industriale in questo paese, dove l’80 per cento
            della popolazione vive nella povertà. Ma questa proiezione dovrà fare i
            conti con la lunga storia di animosità politica tra Addis Abeba e Il Cairo.
               Un’altra causa di conflitto per il controllo del liquido vitale si trova
            nella penisola di Anatolia, dove Turchia, Iraq e Siria condividono il cor-
            so d’acqua dei fiumi Tigri ed Eufrate. In questo senso il governo turco
            asserisce che «l’acqua è nostra tanto quanto il petrolio dell’Iraq è
            dell’Iraq». Lo scontro tra l’esercito turco e i militanti curdi ha fatto sì
            che, nel 1989, l’allora primo ministro turco Turgut Özal minacciasse la
            Siria di tagliare il rifornimento d’acqua se non avesse espulso dal suo
            territorio i gruppi insurrezionali del PKK che lottavano per la creazio-
            ne del Kurdistan.
               Nel portare avanti il progetto della “Grande Anatolia”, la Turchia
            nel 1990 termina la costruzione della diga di Ataturk che riversa le ac-
            que verso il sud del Paese con lo scopo di irrigare 1,7 milioni di ettari di
            terre di coltivazione. Innalzato lo sbarramento, il corso dell’Eufrate si
            interrompe per un mese, mentre in Iraq serpeggia il timore che in futu-
            ro il flusso delle acque del fiume diminuisca dell’80-90 per cento. Nella
            metà dello stesso anno, ancora Özal, eletto presidente, minaccia di limi-
            tare il flusso d’acqua in Siria, allo scopo di far cessare il sostegno siriano
            alle popolazioni curde del sud della Turchia. Entrambi i paesi protesta-
            no davanti all’assemblea delle Nazioni Unite affermando che la Turchia
            si è dotata di una nuova arma di guerra.
               È infine degno di nota riportare una notizia diffusa nel corso dell’ul-
            timo World Water Forum di Città del Messico, per cui in Iraq, dopo
            l’invasione degli Stati Uniti, le strutture idrauliche e di irrigazione han-
            no riportato seri danni, nonostante dovessero essere protette dalla leg-
            ge internazionale.
               Stando a queste premesse, potrebbe avverarsi il funesto presagio
            espresso nel 1995 dall’allora vicepresidente della Banca mondiale           6
            Ismail Serageldin: «Se le guerre di questo secolo sono state combattute     n.
            per il petrolio, quelle del secolo prossimo avranno come oggetto del        -  II
            contendere l’acqua».
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