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Il pianeta assetato


            mente all’acqua. Oggetto di disputa sono state le acque del fiume
            Giordano e i pozzi sotterranei della Cisgiordania, dai quali dipende     FOCUS
            Israele per il mantenimento della sua agricoltura industriale. Per avere
            un’idea della situazione basti considerare che solo il 3 per cento del ba-
            cino del Giordano si trova in territorio israeliano, ma questa condizione
            sfrutta il 60 per cento del flusso del fiume a scapito dei suoi vicini liba-
            nesi, siriani, giordani e, ovviamente, palestinesi, i quali hanno accesso
            solo al 2 per cento delle risorse idriche della regione. La Banca di
            Sviluppo Islamico, che ha esaminato di recente la questione, ha rilevato
            che la disponibilità delle risorse di acque superficiali in Siria, Iraq e
            Palestina si è ridotta a causa dei conflitti nelle assegnazioni delle acque
            dei fiumi e delle falde acquifere condivisi con i Paesi vicini, portando a
            posporre del 30-40 per cento gli schemi agricoli pianificati.
               Come abbiamo riscontrato, a pagare lo scotto più alto è la popola-
            zione palestinese vessata da un’ordinanza militare dell’ottobre 1967, la
            quale sancisce che ai palestinesi è concesso di scavare pozzi che non su-
            perino i 140 metri di profondità, gli israeliani possono invece arrivare
            fino agli 800 metri. A questo si aggiungono altre restrizioni come quo-
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            te di prelievo fisse, espropriazioni indebite di pozzi e sorgenti, divieto
            di irrigazione nelle ore pomeridiane. L’acqua è stata sempre una que-
            stione chiave nel processo di pace in Medio Oriente, soprattutto dopo
            la guerra dei Sei Giorni, nella quale l’esercito israeliano occupò le alture
            del Golan e la Cisgiordania, permettendo allo Stato ebraico di avere il
            controllo sulle risorse d’acqua dolce del Golan, del mare della Galilea,
            del fiume Giordano, del fiume Banias e della Cisgiordania. Alla luce di
            questi fatti, non possiamo non concordare con quanto sostiene uno dei
            massimi esperti del settore, Ewan Anderson, ordinario di Geopolitica
            all’Università di Durham, che in poche parole spiega perfettamente la
            situazione: «La Cisgiordania è diventata una fonte d’acqua cruciale per
            Israele e si potrebbe affermare che questa disputa pesi più di altri fatto-
            ri politici e strategici».
               Un altro bacino idrografico dove si mette in gioco la sicurezza inter-   6
            nazionale è quello del fiume Nilo, corso d’acqua che attraversa ben die-    n.
            ci Paesi africani: Etiopia, Sudan, Egitto, Uganda, Kenya, Tanzania,         -  II
            Burundi, Ruanda, Repubblica Democratica del Congo ed Eritrea. Le
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