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Il pianeta assetato


               tosi a Città del Messico, ha stilato un rapporto in cui spiega che l’emer-

         FOCUS  genza idrica è riconducibile a corruzione, cattiva gestione, inadeguatez-
               za delle istituzioni, inerzia burocratica, scarsità di investimenti. Ma an-
               che alla mancanza di dialogo e di cooperazione tra i diversi attori in gio-
               co: poteri pubblici, imprese private e società civile.
                  Il problema principale rimane comunque la sete con quasi due mi-
               liardi di persone che non dispongono di rifornimento di acqua potabi-
               le. Ed è paradossale constatare che al mondo ce n’è in quantità suffi-
               ciente per tutti ma solo 16 persone su 100 possono aprire un rubinetto
               con la sicurezza che potranno usare quell’acqua che ne esce per bere,
               cucinare e lavarsi senza correre rischi. Purtroppo l’acqua è mal distri-
               buita, non solo dalla natura (ad esempio sovrabbonda in Islanda e man-
               ca nel deserto del Sahara), ma soprattutto dagli uomini che ne consu-
               mano tantissima in agricoltura e troppo spesso nei paesi in via di svi-
               luppo stentano a costruire infrastrutture per rifornire città e villaggi.
               Per risolvere l’annosa questione si dovrebbero destinare una parte degli
               aiuti allo sviluppo in opere idrauliche e, più in generale, alla gestione del
               problema acqua nei Paesi più poveri e più aridi.


               “Oro blu”
                  Circa una decina di anni fa si constatò però che gran parte di questi
               fondi non venivano spesi per risolvere i problemi idrici, ma finivano
               nelle tasche di governanti corrotti. Allora si è adottata una nuova strate-
               gia, supportata dalle grandi organizzazioni finanziarie internazionali:
               privatizzare. Così, seguendo le leggi del libero mercato, l’acqua ha ac-
               quisito un valore economico. E il controllo delle acque potabili dispo-
               nibili in molti Paesi è stato assunto da aziende private. Troppi Paesi, so-
               prattutto tra quelli in via di sviluppo, sono stati costretti a fare propria
               la strategia dell’“acqua uguale merce” e a privatizzare la gestione
               dell’“oro blu”. 2
                  Le privatizzazioni hanno inevitabilmente prodotto licenziamenti nel
               settore (uno dei primi effetti della riduzione dei costi, ma, conseguente-
               mente, una delle cause principali della successiva peggiore qualità del ser-
               vizio) e lo sviluppo della corruzione: uno dei casi più noti è quello di
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               Grenoble, dove la privatizzazione dei servizi idrici nel 1989 è stata dispo-
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