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Indispensabile per il Mediterraneo una strategia che punti ad una vera “cultura dell’acqua”


            venienza di aumentare l’importazione di prodotti alimentari, abbando-
            nando così la linea dell’autosufficienza alimentare. Questa tendenza     FOCUS
            contrasta tuttavia con l’interesse degli agricoltori israeliani, politica-
            mente molto influenti. Ciò nonostante, in questi ultimi anni, in Israele,
            la quota di acqua per l’agricoltura è stata ridotta di quasi il 30% attraver-
            so il ricorso a tecniche di riciclo delle acque usate. Israele ha di recente
            compiuto un ulteriore passo in avanti nella ricerca delle risorse non
            convenzionali realizzando ad Askelon, a meno di 10 chilometri dal con-
            fine con la Striscia di Gaza, un impianto di dissalazione di acqua marina
            con una capacità produttiva di 100 milioni di metri cubi all’anno. Le
            trattative avviate con il precedente governo palestinese per la fornitura
            di almeno 10 milioni di metri cubi di acqua dissalata da destinare alle
            popolazioni di Gaza, sono state interrotte dopo la vittoria delle elezioni
            politiche da parte della formazione politica di Hamas. Qui la situazione
            è da definirsi quantomeno catastrofica. L’acqua potabile ha ormai rag-
            giunto l’80% di salinità a causa dell’infiltrazione di acqua marina nelle
            falde acquifere irrimediabilmente danneggiate dalla escavazione abusi-
            va di migliaia di pozzi ad opera degli agricoltori palestinesi disperati. E
            la situazione è seriamente peggiorata anche successivamente al ritiro
            israeliano dalla Striscia di Gaza. I pozzi realizzati dai coloni israeliani e
            che hanno da sempre fornito acqua di buona qualità, sono stati in gran
            parte danneggiati dagli stessi palestinesi: forse ne potranno essere recu-
            perati solo 7 su 23.
               Israele ha in programma la costruzione di altri due impianti nei
            prossimi tre anni, sebbene i costi di gestione degli stessi siano allo stato
            ancora molto elevati. Tutto è condizionato però dalla ripresa del dialo-
            go con i palestinesi con i quali c’è la volontà di pervenire ad una intesa
            di cooperazione generale e di utilizzo condiviso delle risorse, anche di
            quelle non convenzionali.
               Se da una parte il problema dell’eccessivo uso dell’acqua in agricol-
            tura, strettamente legato a fattori sociali e culturali, sembra restare
            l’ostacolo principale a una più equa ripartizione della risorsa nei diversi  6
            usi, da quello potabile a quello industriale, si stanno compiendo passi     n.
            significativi verso la ricerca di risorse aggiuntive, anche attraverso l’uso  -  II
            di nuove tecnologie.
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