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Indispensabile per il Mediterraneo una strategia che punti ad una vera “cultura dell’acqua”
le disponibilità, resa necessaria dagli ingenti investimenti ed opere in-
FOCUS frastrutturali che sono indispensabili per soddisfare la crescente do-
manda legata allo sviluppo economico e alla crescita demografica in
particolare dei Paesi del partenariato di Barcellona e nel Medio Oriente
nel rispetto, beninteso, degli equilibri ambientali.
Rientrano in questa evoluzione le iniziative prese congiuntamente
dalla Commissione europea e dalla Banca mondiale con il sostegno del-
la Bei per stimolare i Paesi partner ad una riforma delle politiche nazio-
nali dell’acqua e ad una apertura ad investimenti anche privati basati su
un equo ritorno in termini economici.
Un recente studio realizzato dal Plan Bleu, agenzia della Nazioni
Unite, ha dimostrato che ventotto milioni di persone - il 7% della po-
polazione mediterranea totale - si trovano al di sotto della “soglia di
penuria” di 500 m³/anno per abitante, e 115 milioni di persone - il
29% della popolazione - sono al di sotto della soglia di 1000 m³/anno
per abitante.
Per i prossimi trent’anni il Plan Bleu prevede una diminuzione so-
stanziale delle risorse per abitante: soprattutto nell’area sud del
Mediterraneo e del Medio Oriente. Qui sul piano politico l’acqua costi-
tuisce uno dei più importanti tavoli negoziali del processo di pace in
quanto una soluzione equilibrata delle crescenti esigenze idriche dei
Paesi del bacino del Giordano e dei Paesi vicini, costituisce una delle
componenti essenziali di un duraturo processo di pacificazione e svi-
luppo economico.
Uno degli aspetti più allarmanti, comune a quasi tutti i Paesi della re-
gione, è infatti l’ingente utilizzo dell’acqua nelle pratiche agricole. In
Giordania, per esempio, l’85% della disponibilità di acqua è impiegato
nel settore dell’agricoltura che dà lavoro a un gran numero di rifugiati
iracheni e palestinesi. Intanto la capitale Amman riceve acqua una sola
volta alla settimana per tutto l’anno.
I governi della regione dovranno raggiungere un difficile compro-
messo tra i bisogni agricoli e la domanda di acqua per usi diversi, pun-
tando con maggiore attenzione alle produzioni che richiedono meno
acqua. Gli economisti israeliani sono ormai convinti dell’urgenza di un
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cambiamento di strategia rispetto al settore agricolo, dettato dalla con-
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