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Il pianeta assetato
sta a seguito di consistenti donazioni elettorali al sindaco da parte della
Suez (un colosso mondiale del settore, presente in 130 paesi, e che insie- FOCUS
me all’altra compagnia francese Vivendi Universal, copre il 70 per cento
del mercato mondiale dell’acqua). In termini economici, il giro d’affari è
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enorme come dimostra il volume d’affari attuale delle forniture idriche
valutato 400 miliardi di dollari annui, ma stime della Banca Mondiale pre-
vedono che si arrivi, in tempi assai vicini, ad oltre 1.000 miliardi.
L’industria idrica, le cui entrate già oggi sono pari al 40 per cento di
quelle petrolifere, diventa così, secondo gli analisti economici, il «mi-
glior settore del prossimo secolo», quello che consente, per giunta, i più
ampi margini di crescita, visto che oggi solo il 5 per cento della popola-
zione mondiale riceve acqua dalle corporations.
La prospettiva di consistenti profitti è alla base di vari progetti, estre-
mamente costosi e di grande pericolo per l’ambiente, per procurare ac-
qua alle regioni del pianeta meno fornite: dai processi di desalinizzazione
(dove per ogni litro di acqua marina trattata, i due terzi diventano scorie
altamente saline ed inquinanti) al trasporto via mare tramite cisterne, ex
petroliere o sacche, a megacondutture fino a sistemi di canali, dighe e ba-
cini artificiali in grado di convogliare l’acqua ad enormi distanze. 4
Tra i fattori di crisi c’è anche lo sviluppo demografico, con una po-
polazione mondiale che aumenta di 85 milioni di persone all’anno e che
richiede quantitativi di acqua dolce sempre maggiori per i diversi usi ci-
vili, industriali e soprattutto agricoli. La sovrappopolazione, da sola,
però non spiega la crisi idrica né le altre emergenze ambientali. Non è
solo una questione di abitanti in eccesso ma anche di saccheggio e spre-
co delle risorse naturali. Il consumo globale di acqua raddoppia ogni 20
anni, ad un tasso quindi più che doppio rispetto alla crescita della po-
polazione mondiale. A fronte di un diritto minimo giornaliero calcolato
dall’Onu in 40 litri pro capite, in Italia il consumo quotidiano è di 267
litri (la media europea è di 165), nelle zone urbane dell’Australia 300, in
Canada 350 e negli Stati Uniti 425. Naturalmente in controtendenza c’è
l’Africa dove il consumo pro capite giornaliero si attesta sui 10 litri. Un 6
trend che in breve tempo porterà anche i Paesi ricchi ad essere interes- n.
sati dall’emergenza idrica, come si evince da un rapporto sull’utilizzo - II
globale dell’acqua redatto dal WWF. 5
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SILVÆ 85