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La lezione di Aldo Leopold e le prospettive in Italia dell’etica ambientale
ca, l’ecologia di superficie o antropocentrismo debole o moderato,
l’umanesimo ecologico o prospettiva neo-umanistica.
Alla luce di queste distinzioni, il contributo più rilevante di Luisella
Battaglia al dibattito sull’etica ambientale consiste, soprattutto, nella
differenziazione tra umanesimo antropocentrico e umanesimo natura-
listico. Il primo «appare caratterizzato da un’antropologia ispirata ad
una visione discontinuista, in cui l’antitesi uomo/animale è uno dei
punti fermi». Il secondo, invece, «si richiama a un’antropologia ispirata
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ad una visione continuista che, anziché isolare l’uomo come essere a parte
rispetto alle altre creature, afferma l’unità tra i viventi». 52
Da un lato, abbiamo il «modello del dominio», in base al quale l’uomo
è il valore e la natura è il disvalore, l’uomo è il fine e la natura è il mezzo.
Dall’altro, abbiamo il «modello della parentela», in base al quale viene su-
perato lo “specismo” e riconquistata un’idea del cosmo come «unità in-
dissolubile di cui l’uomo è parte integrante».
Va notato, in primo luogo, che nell’idea di etica ambientale da lei
proposta la questione animale svolge il ruolo di via di accesso privile-
giato ad una riflessione coerente in materia di etica ambientale; partire
dal ripensare il rapporto tra uomo e animali significa liberarsi da imma-
gini distorte, irrealistiche, stereotipate nate più dalle nostre ansie e pau-
re che dalla realtà del mondo naturale e accettare gli animali come
«creature senzienti e consapevoli, capaci di interesse e di intrinseco va-
lore». In secondo luogo, poi, va osservato che, impostando in questi
termini la questione dell’etica ambientale, il discorso assume un respiro
più ampio dal punto di vista sia teorico, sia storico.
Inoltre, con l’intento di superare da un lato gli equivoci dell’ecologia
profonda e dall’altro l’antropocentrismo forte di autori come Luc Ferry
e Marcel Gauchet, per i quali «dentro l’amore per la natura si cela l’odio
per l’uomo», viene affrontata la questione della pretesa inevitabilità del-
l’antropocentrismo. Tale questione giunge a soluzione se si introduce
una chiara distinzione tra la tesi antropogenica del valore (chiamata così
«perché ne individua la genesi nell’anthropos») e la tesi antropocentrica del 6
valore (chiamata così «perché ne individua la centralità e il fine nell’an- n.
thropos») e si aderisce alla prima tesi senza che questo comporti il dover - II
accettare anche la seconda.
Anno
SILVÆ 131