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La lezione di Aldo Leopold e le prospettive in Italia dell’etica ambientale


               ca dei diritti dell’ambiente e dall’etica del rispetto della vita - di allargare
               i confini della morale sulla base della nuova coscienza ecologica. Questi
               tentativi, sostiene, portano ad esiti paradossali e a «dissolvere l’etica in
               una rete a maglie fittissime di relazioni morali dove è difficile stabilire
               chi è soggetto morale e chi no, in che punto finisce la “comunità bioti-
               ca” e in che punto comincia la “comunità morale”». Egli è convinto,
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               invece, della flessibilità e fertilità del paradigma utilitaristico, poiché
               mantiene il ruolo centrale dell’uomo in quanto agente morale, senza
               «chiudersi a sviluppi anche radicalmente anti-antropocentrici dell’eti-
               ca». Ritiene, inoltre, la posizione di Norton, in merito alle preferenze
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               qualificate, come uno sviluppo importante dell’utilitarismo. Aggiunge
               poi che le etiche ambientali sono «povere di indicazioni operative sul da
               farsi pratico nelle circostanze concrete»: osservazione, questa, certo
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               importante, che non può far rinunciare a dotarsi di una cornice teorica
               ampia, la sola in grado di fornire criteri validi per un agire efficace e in-
               sieme sensato.
                  In che modo Bartolommei giunge molto vicino a delineare un quar-
               to paradigma in etica ambientale? Vi arriva parlando, nella sua opera
               Etica e natura, di quelle che egli definisce le «teorie dei tratti antropocen-
               tro-critiche», teorie suddivise in quattro posizioni. La prima, caratteriz-
               zata come teoria dell’«incorporazione del valore», è la posizione «che
               sottolinea l’importanza morale della natura e della sua protezione per il
               consolidamento dell’identità civile delle comunità umane». La seconda,
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               definita come teoria della «conoscenza e carattere», si fonda sulla riven-
               dicazione dell’«importanza della esperienza della conoscenza della natura per
               la formazione del carattere morale degli uomini». La terza, presentata come
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               teoria che unisce «estetica, ambiente e morale», difende il valore della
               natura per la formazione del carattere morale umano, spostando però
               l’accento, a differenza della seconda, dalla conoscenza della natura al
               «valore della fruizione delle bellezze naturali» e sottolineando «le connessio-
               ni fra preservazione del “bello” e perfezionamento (morale) del carat-
               tere». La quarta infine, definita come teoria del «mutamento di Gestalt
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               e oltrepassamento dell’etica», punta - sì come le altre, ma in più con
               l’intento di mettere in discussione la dimensione etica - ad «un mutamen-
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               to o allargamento della sensibilità umana». 43
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