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La lezione di Aldo Leopold e le prospettive in Italia dell’etica ambientale
motivi ha un ruolo dominante, nella sua ricerca, il problema dell’anima-
lità e in particolare la lezione che deriva dalle tesi di zooantropologia re-
lative alla comunicazione tra uomo e animali non umani.
La sua formazione intellettuale la destinava a svolgere un ruolo di
mediazione culturale tra paradigmi antagonistici, essendosi ella formata
nello studio del pensiero di Eugène Dupréel e di Chaïm Perelman. Le
sue specifiche posizioni nell’ambito della bioetica, e più in particolare
dei diritti degli animali e della tutela dell’ambiente, sono maturate nel-
l’intensa attività di organizzazione di seminari, corsi di formazione e
convegni di studio, per il Centro di bioetica di Genova, fondato nel-
l’aprile del 1984. Ne è risultata una bioetica come filosofia del ragione-
vole e come pensiero etico basato su una cultura della complessità.
Nel testo di presentazione del Centro di bioetica di Genova (scritto
per il volume, curato da Corrado Viafora, Centri di bioetica in Italia.
Orientamenti a confronto) la studiosa afferma infatti che «la bioetica po-
trebbe definirsi come una disciplina che si elabora sotto l’egida della ra-
gione, ma di una ragione eminentemente pratica, volta alla decisione e
all’azione ragionevole. La bioetica, dunque, se si vuole, come filosofia del
ragionevole in senso perelmaniano». 48
Inoltre, nella prefazione del suo volume Dimensioni della bioetica. La fi-
losofia morale dinanzi alle sfide delle scienze della vita, a proposito dell’etica
ambientale - dopo aver sottolineato che il tema della complessità «pro-
pone un collegamento tra le specifiche questioni attinenti alle diverse
dimensioni della bioetica: medica, ambientale, animale» - ella sostiene:
«la consapevolezza della comunità di destino terrestre costituisce, come ha
rilevato Edgar Morin, l’evento chiave di fine millennio: occorre essere
solidali con la Terra giacché la nostra vita è legata alla sua». 49
Se dunque l’obiettivo da porsi è quello di ricostruire il filone del-
l’umanesimo naturalistico, la domanda che non si può eludere diventa
allora: come «è possibile coniugare preoccupazione ecologica e cultura
umanistica?». 50
Ciò detto, va però riconosciuta, in via preliminare, l’esistenza di una
pluralità ed eterogeneità delle prospettive ecologiche. Una ricognizione
sui «diversi volti del pensiero ecologico», porta a distinguere, in prima
Anno
approssimazione, tre correnti: l’ecologia profonda o visione biocentri-
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