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La lezione di Aldo Leopold e le prospettive in Italia dell’etica ambientale


               Bartolommei si rende conto che con queste teorie, e con quella dei
            valori trasformativi della natura, ci muoviamo dentro il paradigma del-
            l’etica della virtù. Ma ne parla non per configurarlo come paradigma,
            bensì per sottoporlo velocemente a critica. Dice infatti - temendo il ve-
            nir meno della grande divisione tra essere e dover essere, fatto e norma,
            ontologia e morale - che le etiche ispirate al valore trasformativo, come
            pure le etiche ambientali dei tratti di carattere, possono essere conside-
            rate «come varianti o forme di un’etica della virtù». Sono varianti o forme di
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            un’etica della virtù perché non partono dalla domanda, caratteristica
            delle etiche deontologiche e delle etiche teleologiche, sui doveri nei
            confronti della natura o su che cosa sia giusto o sbagliato fare. Partono,
            invece, dalla domanda su quali persone vogliamo essere e su quale ca-
            rattere vogliamo sviluppare nel difendere l’ambiente.
               È bene in proposito fare tre considerazioni. La prima riguarda il fat-
            to che è proprio l’etica della virtù quella che, negli ultimi decenni, ha
            occupato uno spazio sempre più rilevante nella discussione morale, sia
            attraverso la riscoperta dell’etica aristotelica, sia attraverso la valorizza-
            zione di voci rimosse della tradizione anglosassone.
               La seconda è relativa al fatto che - pur essendo essa una posizione
            suscettibile di validi sviluppi e capace di riaggregare intorno a sé svaria-
            te posizioni interessanti, ma spesso argomentate senza grande rigore -
            sono ancora vaghi e sporadici, in tutta la sterminata letteratura interna-
            zionale, i tentativi di definire un quarto modello per l’etica ambientale.
               La terza considerazione, infine. Anche se questa consapevolezza
            non è stata raggiunta, mi sembra che tutti i contributi originali offerti
            dall’ etica ambientale che si sta elaborando in Italia stiano convergendo,
            consapevolmente o inconsapevolmente, proprio verso questo tipo di
            etica ambientale, seguendo la strada di una teoria del sentire empatico
            che trova ispirazione soprattutto nel metodo fenomenologico.
               Si possono, va aggiunto, individuare nel discorso di Bartolommei ul-
            teriori passi verso il superamento del quadro di riferimento utilitaristi-
            co. Il più importante è costituito dal riconoscimento di un nesso rile-     6
            vante tra cognizione ed emozione, come nella conclusione di Etica e na-     n.
            tura. Accettare «di cercare di guardare al rapporto tra conoscenza ed       -  II
            emozioni non più secondo la dicotomia rigida sostenuta da molti espo-
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