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La lezione di Aldo Leopold e le prospettive in Italia dell’etica ambientale


               saggio viene riformulata come etica del paesaggio.
                  Già Rosario Assunto, in molti scritti e soprattutto nel fondamentale
               testo del 1973 Il paesaggio e l’estetica (un testo che, come ha osservato Paolo
               D’Angelo, rappresenta una sorta di passaggio dall’estetica tradizionale al-
               la contemporanea estetica ambientale), aveva preso a modello il giardino
               nella prospettiva del recupero di un rapporto libero con la natura.
                  Mentre tuttavia in Assunto dominava un quadro di riferimento pla-
               tonico e neoplatonico, in Venturi Ferriolo domina un quadro di riferi-
               mento aristotelico. Si può affermare che, da quest’ultimo, la filosofia
               del giardino del primo viene riletta a partire dalle idee aristotelico-hege-
               liane del suo maestro Livio Sichirollo. A rendere ulteriormente com-
               plessa e originale la sua riflessione, c’è poi la presenza di una forte e in-
               tensa dialettica tra dimensione operativa (alimentata dal dialogo con
               Alessandro Tagliolini) e dimensione mitico-simbolica.
                  Detto in sintesi (ed esplicitando in maniera semplice il senso di un
               discorso tanto affascinante quanto complicato): assumendo come figu-
               re paradigmatiche insieme quella del giardiniere e quella dell’agricolto-
               re, per Venturi Ferriolo possiamo dar corpo ad un’etica ambientale del-
               la virtù. Il buon giardiniere e il buon agricoltore possono insegnarci la
               strada verso l’ideale della vita buona e quella della costruzione, o rico-
               struzione, di un mondo umano.
                  Il giardino, per lui, è l’archetipo che sta alla base di ogni desiderio di
               ambiente, di ogni ambiente desiderato, di ogni ricerca del luogo felice. La
               spinta utopica che guida la tensione insopprimibile verso uno spazio
               possibile, idoneo alle nostre esigenze, non è la ricerca di un non-luogo,
               ma è la ricerca - e, di riflesso, la creazione - di uno spazio “bello e buo-
               no”: l’utopia è eutopia.
                  Ma «il primo giardino non è il Paradiso. La via edenica dimentica vo-
               lutamente una tradizione mediterranea che da Sumer arriva alla Grecia
               classica, passando per la stessa Palestina e il suo mondo cananeo-feni-
               cio». La parola vera per designare questa immagine originaria del giar-
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               dino è il termine greco Kepos «spazio protetto, grembo», «parola in cui
               convergono fecondità e recinto».
                  Solo portando alla luce lo strato più profondo dell’idea di giardino, si
          Anno
               può scoprirne la vera essenza e la vera funzione: «Fecondità e fertilità,
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