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La lezione di Aldo Leopold e le prospettive in Italia dell’etica ambientale


               sibilità ambientaliste sviluppate nei paesi europei. In terzo luogo, ci dà
               una griglia per interpretare l’intera vicenda della sensibilità ambientale
               italiana.
                  Per quel che riguarda il rapporto tra cultura europea e cultura ameri-
               cana, Piccioni osserva come a noi sia sostanzialmente estraneo il con-
               cetto di wilderness, sia sotto il profilo identitario, sia come concetto che
               porta a inventare nuove tecniche di salvaguardia della natura. E nota
               quindi: «Questa estraneità è in ogni caso comprensibile, quando non
               addirittura inevitabile, data la difficoltà a esportare un oggetto teorico
               di questo genere a un continente densamente antropizzato sin dall’anti-
               chità come l’Europa». Inoltre, al dibattito europeo restano sostanzial-
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               mente estranee anche le esperienze filosofiche e letterarie di autori co-
               me Thoreau e Muir, la controversia di filosofia gestionale tra conserva-
               zionismo progressista (Theodore Roosevelt, Gifford Pinchot) e preser-
               vazionismo (John Muir), nonché il grande bagaglio di conoscenze teo-
               riche e tecniche di organismi come il Forest Service del Dipartimento
               di Stato per l’Agricoltura e del Bureau of Biological Survey.
                  Per quel che concerne la storia delle origini delle culture verdi euro-
               pee, non essendoci nessuna indagine storiografica organica sull’ondata
               protezionistica internazionale che si è sviluppata in Europa nei tre de-
               cenni che precedono la prima guerra mondiale, Piccioni elabora una
               mappa culturale distinguendo quattro filoni: gli “scienziati”, i “patrioti-
               esteti”, i “naturisti” e, infine, i “compassionevoli”.
                  Il gruppo degli “scienziati”, comprendente ristrette élite nelle varie
               comunità nazionali di botanici, geografi e zoologi, non ha ancora una
               visione sistemica del problema e pertanto tende a collegarsi al filone
               estetico-patriottico, adottando soprattutto il «concetto di “monumento
               naturale”, depurato però dalla sua accezione storico-artistica e reinter-
               pretato in chiave di endemismo o di rarità naturalistica». 26
                  Nel periodo in questione, il filone più rilevante è quello estetico-pa-
               triottico. Sebbene presenti diverse sfaccettature politiche e teoriche a
               seconda delle diverse realtà nazionali, esso si connota per tre caratteri
               salienti: «a) l’apprezzamento anzitutto estetico, visivo della natura; b) il
               fatto che gli oggetti naturali assumono valore principalmente in relazio-
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               ne al loro far parte di contesti simbolici determinati dal riferimento a
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