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La lezione di Aldo Leopold e le prospettive in Italia dell’etica ambientale
fecondo e fertile sono sostantivi e aggettivi che, nel mondo antico, non
conoscono separazione e i loro significati, oggi distinti, sono uniti in
uno stesso concetto che rende medesima l’attitudine a procreare della
donna con la capacità di un terreno di far crescere le piante coltivate.
[…] In questo contesto va letto il giardino». Grazie ad una sorta di
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psicoanalisi dell’immaginazione materiale, viene così ritrovato l’intrec-
cio di fecondità, fertilità, creatività.
Ma questo sguardo sul passato si trasforma in uno sguardo sul futu-
ro e non in una fuga dal tempo presente, in quanto si associa ad una ri-
flessione sul significato autentico della techne: la vera tecnica si caratte-
rizza come «intervento della mano dell’uomo che modifica la natura
con rispetto, senza distruggerla». 31
L’importanza della dimensione mitico-simbolica è ribadita da
Venturi Ferriolo in Etiche del paesaggio. In questo testo il paesaggio è pre-
sentato «come realtà etica, risultato dell’operosità dell’uomo nella natu-
ra, ambito complessivo della vita: nel significato peculiare di progetto
del mondo umano». Capire il paesaggio in tutta la sua complessità co-
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me realtà etica significa, però, per lui, tenere insieme la sfera della liber-
tà e la sfera della produzione simbolica, etica ed estetica: «Ciò significa -
di fatto - superare, se non addirittura rovesciare, alcuni luoghi comuni
consolidati». Significa, tra l’altro, criticare «la confusione tra natura e
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paesaggio, frequente nelle concezioni ecologico-paesaggistiche». Certo,
i rapporti tra quanti difendono un’idea solamente estetica di paesaggio
e quanti, invece, tentano di far diventare l’idea di paesaggio una nozio-
ne riconducibile all’ecologia, alla geografia o alla fisica terrestre, sono
difficili. E fa bene Venturi Ferriolo a segnalare il problema. Non con-
vince, però, la sua proposta che rafforza la divisione tra cultura umani-
stica e cultura scientifica, invece di abolirla.
C’è una via d’uscita che porti ad una mediazione possibile? Sì, la via
di uscita c’è. C’è, se ripensiamo l’estetica come estesiologia, cioè come
una teoria generale dell’esperienza e della percezione. C’è, se, con l’ulti-
mo Merleau-Ponty, ricostruiamo un’idea di natura che si sottragga sia 6
allo scientismo, sia all’ontologismo antiscientifico. n.
Un esempio di apertura del dialogo si trova nelle posizioni di quanti - II
hanno elaborato l’idea di geofilosofia. Mi riferisco soprattutto alle tesi
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