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Alla ricerca delle radici mitologiche del Circeo
mune si dice: «tu sei cambiata». Ed è vero!
Allora il trucco dell’amore è proprio il contrario della “cristallizza-
zione” e colui che sempre ama mai dovrà “ancorarsi”.
Ed è quanto Ulisse ha ben capito. Non ci piace pensare che Ulisse
abbia lasciato Circe per Penelope e per poter ritornare in patria: infatti
Dante - da profondo conoscitore dell’animo umano - nel canto XXVI
dell’Inferno della Divina Commedia, immagina che Ulisse dopo essere
approdato ad Itaca, riparta di nuovo alla “ricerca”. Ulisse sa che all’ac-
me del suo amore deve ripartire perché conosce il tempo dello iato e
guai a farsi trovare ancora incatenati nel tempo dello iato!
Anche Circe conosce la lacerazione dell’incomunicabilità ma non
può combatterla con il distacco bensì incatenando l’amore con la mor-
te e avrebbe certamente prima o poi dato la morte ad Ulisse se questi
fosse rimasto nell’isola di Eèa.
La maniera per impetrare l’amore diventa la morte della persona
amata creando così i presupposti per il definitivo atto. Si potrebbe pen-
sare che esiste il presente in cui l’amore è, ma è un errore perché non
esiste il presente nel mondo del “divenire” anche dividendo il tempo in
intervalli piccolissimi, ma solo il passato e il futuro; quindi si può ama-
re solo il passato ed ingenuamente trasporlo ad un futuro che necessa-
riamente ha la potenzialità del mutamento.
Circe ed Ulisse allora ricercano un continuo presente e ciò può acca-
dere solamente nell’azione di avvicinamento al mondo del presente per
eccellenza cioè il dominio dell’“essere”.
Allora chi si ferma è perduto e Circe - incatenata al luogo - continue-
rà insaziabile a circuire e a divorare per potersi mantenere in vita, men-
tre Ulisse che può viaggiare dovrà sempre viaggiare perché il senso non
è un determinato punto di arrivo ma l’azione immotivata.
Egli non può fermarsi, perché Itaca non esiste ed al mondo non esi-
ste alcun luogo dove dirigersi, fermarsi e poter approdare.
Circe e Ulisse 5
Circe ed Ulisse sono gli archetipi della situazione: essi sono “esem- n.
plari”. E l’esemplarità è la manifestazione di un certo tipo di possibilità: - II
l’uomo, o il “numen”, attraverso l’esemplarità manifesta un’attitudine
Anno
SILVÆ 33