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Il prezioso contributo della chimica analitica


               sco o accelerante. Ci sono diversi strumenti investigativi nei laboratori

         FOCUS  anche se solo alcuni sono usati correntemente. La strumentazione base
               per la ricerca di acceleranti di natura petrolifera è costituita dal gascro-
               matografo accoppiato allo spettrometro di massa (GC/MS). Esso pro-
               duce un cromatogramma che è caratteristico delle componenti volatili
               presenti nei campioni dei residui dell’incendio. Si può usare una sempli-
               ce analogia per descrivere l’origine e il significato di un cromatogram-
               ma. Immaginiamo di volare sopra un aeroporto sconosciuto di notte
               guardando fuori dal finestrino. Il riflesso delle luci sottostanti e una
               grande distesa d’acqua con un golfo indicano che dobbiamo trovarci in
               prossimità di una grande città situata lungo la costa. Se si può vedere il
               profilo di un grande ponte sospeso potrebbe essere San Francisco; se
               appaiono grandi torri illuminate e parallele forse ci stiamo avvicinando
               a New York. Il chimico sfrutta indizi simili. Egli guarda l’aspetto gene-
               rale del profilo gascromatografico e focalizza l’attenzione su alcune
               “spie”, come picchi o gruppi di picchi caratteristici che appaiono in rap-
               porti ben precisi e in particolari punti del cromatogramma. I profili ga-
               scromatografici della maggior parte degli acceleranti hanno caratteristi-
               che comuni che possono essere riconosciute dall’analista esperto. Tutte
               le benzine si assomigliano e sono molto differenti dai cheroseni o dai
               distillati di petrolio altobollenti. D’altra parte le variazioni tra le diverse
               marche o categorie di benzina sono piuttosto limitate.
                  Il GC/MS è uno strumento molto sofisticato in grado di rilevare
               quantità incredibilmente piccole di sostanze volatili, dell’ordine dei mi-
               liardesimi di grammo. È ovvio che non è richiesta una grossa quantità
               di accelerante nei residui per poter procedere alla sua identificazione.
               Una quantità sufficiente di accelerante può sopravvivere anche ad un
               incendio catastrofico. I problemi che sorgono in corso di analisi sono
               raramente legati alla scarsa quantità di accelerante rinvenuta dopo l’in-
               cendio. Le difficoltà maggiori sono dovute alle variazioni che gli accele-
               ranti subiscono durante l’esposizione al calore. Il materiale che brucia
               (legno, materiali plastici, ecc.) produce sostanze volatili; questi prodotti
               spesso si confondono con quelli provenienti dagli acceleranti. Essi pos-
               sono dominare il cromatogramma e le tracce dei componenti di accele-
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               rante possono non risultare riconoscibili. Molti materiali di moderna
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