Page 85 - SilvaeAnno02n04-005-Editoriale-pagg.006.qxp
P. 85
Città contemporanea, ambiente e innovazione urbanistica
tra questi emerge, cosa del resto ampiamente nota, la prima conseguen-
FOCUS za di questo rapidissimo sviluppo insediativo: la questione ambientale.
Inquinamento delle risorse fondamentali, scarsità delle stesse per la
crescita rapidissima dei consumi, crescita fisica spesso incontrollata,
abusiva o spontanea cui si accompagna un altrettanto diffuso degrado
sociale. Questo fenomeno rappresenta il dato tipico della crescita tu-
multuosa del sistema città e fa già parte della storia se pensiamo al pri-
mo sviluppo industriale in Nord Europa (XIX secolo). Ora il fenome-
no si ripete in grandi aree della Terra, Messico, Sud-America, India e
Cina, e si accompagna all’inquinamento prodotto dalle attività indu-
striali in fortissima crescita.
I dati, abbastanza diffusi nei dibattiti di settore, mostrano la dimen-
sione della concentrazione urbana in crescita soprattutto in Asia,
Africa, Sud America ed è in queste aree che si registra così il più grande
conflitto tra l’evoluzione dei sistemi insediativi ed il mantenimento di
caratteri di naturalità del territorio. Le misure, “le politiche”, messe in
atto sono altrettanto notevoli e riguardano, in genere, obiettivi di svi-
luppo rapido dell’infrastrutturazione dell’area soprattutto per quanto
riguarda il settore della mobilità su ferro e su gomma, l’attrezzatura del
sistema insediativo in altissimi livelli di high tech, e ancora alti livelli di
investimento in ricerca e innovazione. La rapidità necessaria degli inter-
venti sconta uno scarso, talvolta nullo, controllo per l’impatto che tutto
ciò porta sull’ambiente naturale, sociale ed urbano.
Il panorama europeo ed italiano si distingue nettamente da questa
fenomenologia, se non altro per la ridotta dimensione del fenomeno,
anche se buona parte delle città europee ha attraversato in tempi non
lontani questo stesso percorso. Tra le europee le città italiane hanno
sofferto e stanno soffrendo di meno proprio in virtù dei differenti per-
corsi storici che le prime e le seconde hanno sviluppato. In definitiva le
città italiane hanno, in certa misura, rifiutato il modello attuale asiatico
(gigantismo metropolitano senza apparente fine) e, dapprima, quello
nord americano e nord europeo, per mantenere la propria crescita es-
senzialmente sulla rete delle “cento città” che vede prevalere la concen-
trazione demografica piuttosto sulle dimensioni medio basse che non
Anno
sul sistema delle dieci aree metropolitane. 4
II
-
n.
4
86 SILVÆ