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Il sistema delle aree protette per la conservazione della biodiversità


               di Stato per le foreste demaniali (A.S.F.D.), importanti aree naturalisti-
               che. In proposito va senz’altro dato atto che l’Amministrazione fore-
               stale ha operato fattivamente in tempi non sospetti per la protezione
               e conservazione di aree naturalistiche di pregio. Non va infatti sotta-
               ciuto che l’A.S.F.D. già nel lontano 1959 individuò nella foresta di
               “Sasso Fratino” la prima area da destinare a riserva naturale integrale.
               Al riguardo, se, come afferma Osio, qualcuno scriverà sulla storia dei
               parchi e delle riserve in Italia, bisogna tener conto che accanto alle
               meritorie attività delle Associazioni ambientaliste (Italia Nostra,
               WWF, Legambiente, LIPU, Mare Vivo) un posto di rilievo va attribui-
               to anche all’attività capace e lodevole del Corpo Forestale dello Stato.
               Del resto fu sempre l’A.S.F.D. che agli inizi degli anni Settanta varò -
               aderendo alle sollecitazioni provenienti dal mondo scientifico e acca-
               demico - una massiccia azione di tutela e conservazione di biotopi di
               particolare importanza naturalistica tramite la costituzione di nume-
               rose riserve naturali.


               Le zone umide
                  Nell’ambito delle aree protette solgono farsi generalmente rientrare
               anche le zone umide definite nel 1971 dall’art. 1 della Convenzione in-
               ternazionale di Ramsar: “le paludi e gli acquitrini, le torbe oppure i ba-
               cini, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua stagnan-
               te o corrente, dolce, salmastra, o salata, ivi comprese le distese di acqua
               marina la cui profondità, durante la bassa marea non supera i sei me-
               tri”. Tali zone, nel passato, sono state sacrificate dalla bonifica che, in
               più di un caso, ne ha ridimensionato le primitive superfici oltrepassan-
               do le pur necessarie esigenze di sistemazione idraulica con una fitta e
               raffinata rete di canalizzazioni, arginature, impianti idraulici.
               L’ordinamento interno non contempla tali zone fra le aree protette affi-
               dando all’interprete il compito di considerarle come autonomi e pecu-
               liari istituti di tutela del patrimonio naturalistico o biotopi suscettibili di
               essere eretti a riserva (Lettera).
                  In Italia, comunque, nella generalità dei casi le zone umide, ricono-
               sciute dalla Convenzione di Ramsar, sono caratterizzate come riserve
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               naturali. Tale orientamento seguito, sin dagli anni Settanta, dall’Azienda
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