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Il reato di inondazione, frana e valanga
torrenti, rivi, scolatoi, canali, chiuse e altre opere di derivazione),
loro alvei, sponde e difese;
3) la legge 18 maggio 1989, n. 183, nella parte in cui contiene
disposizioni relative alla fruizione ed alla gestione del patrimo-
nio idrico nazionale nonché nella parte in cui classifica e delimi-
ta i bacini idrografici (bacini di rilievo nazionale, bacini di rilievo
interregionale e bacini di rilievo regionale).
C) In materia di valanghe, infine, si ricorda la recente legge 24 dicem-
bre 2003, n. 363, recante le norme in materia di sicurezza nella pra-
tica degli sport invernali da discesa e da fondo. In particolare, ai
sensi di questa legge, i soggetti che praticano lo sci-alpinismo, lo sci
fuoripista e lo snowboard devono munirsi, laddove, per le condi-
zioni climatiche e della neve, sussistano evidenti rischi di valanghe,
di appositi sistemi elettronici (tipo ARVA) per garantire un idoneo
intervento di soccorso.
NOTA DELL’AUTORE
Questo articolo è dedicato alla memoria:
- dei 2.000 uomini e donne che la sera del 9 ottobre 1963 morirono
a seguito della frana staccatasi dal monte Toc che, riversando sul
bacino artificiale del Vajont 270 milioni di metri cubi di terra, roccia
ed alberi, scatenò un’onda di acqua alta 70 metri che, a valle, spazzò
via Longarone (BL) e, a monte, inondò i paesi di Erto e Casso (PN);
- dei 159 uomini e donne che nei giorni 5 e 6 maggio 1998 morirono
a Sarno, Quindici, Siano e Bracigliano (SA) a seguito dell’enorme
massa di detriti e fango staccatasi dalla montagna sovrastante e fra-
nata sui centri abitati;
- dei 310 uomini e donne che, dal 1986 ad oggi, sono morti a segui-
to delle 530 valanghe, causate il più delle volte colposamente dalla
superficialità degli “amanti” dello sci fuoripista, dello snowboard e
del free-rider;
- delle altre decine e decine di uomini e donne che negli ultimi anni
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sono morte o rimaste ferite a seguito di inondazioni e frane causate
dall’incuria delle aree rurali della nazione, dalla cattiva gestione del
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