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I monoteismi fra spirito e natura


               vezza assieme all’umanità e alla sua fisicità.

         FOCUS    Troviamo ora una evidente dimostrazione dell’affermazione di que-
               sta concezione attraverso la tradizione iconica peculiare dell’arte cristia-
               na, e che sopravvisse a ogni tentativo iconoclasta da parte di ideologie
               fondate sul disprezzo della rappresentazione materiale. Prime riserve
               ideologiche sulla rappresentazione del divino si ebbero ad opera dei
               teologi Eusebio di Cesarea ed Epifanio, che basarono la loro condan-
               na sia sul passo biblico contenente la proibizione delle immagini (Esodo,
               20, 4), che sul rischio di assumere le tendenze idolatriche proprie della
               religiosità pagana e popolare. Altro elemento che favorì i movimenti
               che, in ambito cristiano, si batterono per l’abolizione delle rappresenta-
               zioni figurative sacre, fu la teologia islamica, con la sua visione assolu-
               tamente trascendente del divino. Si ricorda in proposito il decreto con-
               tro le immagini emanato dal califfo Yazid II (721), che precedeva i
               decreti dell’imperatore Leone III (730) e con altre iniziative di
               Costantino V (741-755), che giunse a perseguitare i cultori delle imma-
               gini. Sino a che, attraverso il sostegno dell’imperatrice Irene e il respon-
               so del secondo Concilio di Nicea (787) venne reintrodotta la rappre-
               sentazione plastica del divino, elemento imprescindibile per lo svilup-
               po successivo dell’arte cristiana.
                  Significativo è quanto scrive Oswald Spengler a proposito della
               diversità ideologica fra una concezione orientale ed una occidentale di
               Dio e del mondo. «Tutto ciò che nell’ambiente plotiniano e gnostico
               s’insegnava circa l’essenza delle cose, circa la loro indipendenza dallo
               spazio, circa le loro cause contingenti - idee paradossali e quasi incom-
               prensibili per il nostro senso del mondo - è racchiuso nel simbolismo
               di questo sfondo ieratico e misterioso. L’essenza dei corpi aveva costi-
               tuito un punto controverso nella polemica fra neopitagorici e neopla-
               tonici, come più tardi doveva esserlo in quella fra le scuole di Bagdad e
               di Basra. [...] Queste furono idee metafisiche che, da Filone e da Paolo
               fino alle ultime grandi menti della filosofia islamica, ci rivelano il senso
               arabo del mondo. Nelle polemiche dei Concili circa la sostanza di
               Cristo, esse hanno una parte dcisiva. Il fondo d’oro di quelle pitture ha,
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               dunque, nell’area della Chiesa occidentale, un significato dichiarata-
               mente dogmatico. Esso esprime l’essenza e l’azione dello spirito divi-
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