Page 62 - SilvaeAnno01n03-005-Sommario-pagg.004.qxp
P. 62
I monoteismi fra spirito e natura
no. [...] Il cristianesimo occidentale sta a quello orientale come il sim-
bolo della prospettiva sta al simbolo del fondo dorato, e lo scisma defi- FOCUS
nitivo doveva verificarsi quasi contemporaneamente nel dominio della
Chiesa e in quello dell’arte. Lo sfondo paesaggistico delle scene del
quadro fu compreso nello stesso punto in cui fu compresa l’infinità
dinamica di Dio; e insieme ai fondi dorati delle pitture sacre scompaio-
no dai Concili occidentali quei problemi divini magici e ontologici, che
avevano appassionato i Concili orientali, i Concili di Nicea, di Efeso e
di Calcedonia». 2
È evidente come la raffigurazione artistica sia indice di un modo di
pensare il divino, e come questo si traduca in un modo specifico di rap-
presentare il mondo e l’essere umano. Cosa che non vale soltanto per
l’espressione sacra, ma per ogni tipo di rappresentazione da parte di un
mondo che comunque si esprimeva essenzialmente in termini religiosi.
A commento di quanto dichiarato da Spengler, notiamo però che se
pure i concili indicati si svolsero in Oriente, essi furono funzionali alla
vittoria di una visione occidentale del divino e del cosmo, che si tradus-
se in una concezione positiva della natura, sempre più nettamente
affermatasi a partire dall’XI secolo, per tradursi in quella religiosità
magico-cristiana a fondamento della cultura rinascimentale. Il progres-
sivo avvicinarsi alla natura, resa in forma pittorica, ma tradotta anche
nella valutazione dell’opera umana sulla terra, è chiara conseguenza di
quelle decisioni originarie prese agli albori dell’elaborazione dell’orto-
dossia romana. Decisioni prese in Oriente, ribadiamo, ma nelle quali
risultava vincente quella mentalità occidentale creata da Roma quale res
publica universale e dalla sua tradizione.
Ora, di fronte all’arte cristiana che, data la rappresentabilità del divi-
no in forme umane, quale rivalutazione di questo e del suo ambiente
terreno, si esprimeva in una progressiva naturalizzazione o ipernatura-
lizzazione delle immagini, l’arte islamica era chiara espressione di quel-
la concezione ideologica per la quale al profeta era riconosciuta una
natura esclusivamente umana, a sancire la netta separazione fra i due
ambiti. E che quindi considerava blasfema l’idea che Allah, essere asso- .3
lutamente trascendente, potesse incarnarsi. L’arte islamica, seguendo oI-n
questo fondamentale dettame religioso, si asteneva da ogni rappresen- n
n
A
SILVÆ 65