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I monoteismi fra spirito e natura


               tazione del dio in forma umana, limitandosi alla trascrizione, nelle

         FOCUS  forme più decorativi possibili, del suo nome. L’arabesco, stilizzazione
               di segni grafici mutuati dalla fondamentale trascrizione di Allah, espri-
               meva il massimo livello di quell’arte, che trovava nell’estrema stilizza-
               zione appunto il suo fondamentale canone espressivo.
                  Il che, riprendendo la tematica guida di queste brevi considerazioni,
               non si tradusse in un atteggiamento puramente mistico del fedele, pur
               se esistono molte forme mistiche nell’ambito di questa tradizione, né in
               un generale rifiuto del mondano rispetto alla valutazione di un’esisten-
               za superiore. La storia dell’Islam, per alcuni aspetti comune a quella del
               popolo ebraico, visto che anche in questo caso l’unificazione religiosa
               corrispondeva a una unificazione politica di tribù nomadi rese sedenta-
               rie col passaggio da un’economia pastorale a una agricola, esalta il valo-
               re della terra sia quale area nella quale diffondere la fede, sia quale suolo
               da preservare. Piuttosto interessa qui evidenziare una peculiarità di
               questa tradizione, legata al principio della non rappresentabilità della
               figura divina. Abbiamo detto che essa viene rappresentata esclusiva-
               mente in forma simbolica, attraverso i caratteri grafici che ne compon-
               gono il nome: ebbene, potremmo dire che anche la terra, come ogni
               espressione artistica, viene resa simbolicamente quale espressione e raf-
               figurazione del divino. L’estrema simbolizzazione della rappresentazio-
               ne sacra si traduce in una denaturalizzazione del paesaggio, reso in
               quelle immagini di gioia assoluta che non sono proprie della natura
               come dato. La bellezza assoluta dei giardini, con fonti inesauribili, con
               giochi di luci irreali, sono la risposta a questo rifiuto del naturalismo,
               alla volontà di tradurre il volgare terreno nel sacro paradisiaco. È
               comune dire che il Paradiso islamico è estremamente terreno, umano:
               direi piuttosto che la terra islamica, o meglio il suo ideale, è decisamen-
               te paradisiaco.


               Dal recupero della natura alla sua divinizzazione
                  Tornando nell’ambito del mondo cristiano, risulta evidente che la
               cultura filosofica rinascimentale subì significativi influssi dalla tradizio-
          A
          n
          n
               ne platonica greca, trasmessa o direttamente attraverso le opere del
               maestro ateniese studiate e chiosate attentamente nello studio fiorenti-
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