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I monoteismi fra spirito e natura
corretto punto di vista. Di quella ortodossia cioè per il cui raggiungi-
FOCUS mento ci si adoperò, soprattutto da parte degli imperatori romani, vista
la valenza politica della soluzione, attraverso vari sinodi o concili. Da
quello di Nicea, presieduto da Costantino (325), a quelli di
Costantinopoli (381), di Efeso (431) e di Calcedonia (451), per consi-
derare quelli fondamentali per la definizione della dottrina. In questi
stati generali della Chiesa del tempo ci si veniva a scontrare con una
serie di interpretazioni, soprattutto per quel che concerne l’essenza
della trinità divina, e quindi la natura di Cristo, dalle quali scaturivano
scelte etiche fondamentali. La soluzione della natura insieme divina e
umana del Cristo quale figlio di Dio e sua incarnazione, doveva trova-
re molti ostacoli sul suo cammino, genericamente ascrivibili a una com-
plessa ideologia gnostica che aveva le sue radici nella tradizione filoso-
fica neoplatonica. Per questa il mondo, quale regno della tenebra, non
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creazione divina ma forma degenerativa rispetto al suo ordine, non può
essere riscattato, ma soltanto negato e superato in vista della superiore
unità divina. Cosa che vale specificamente per l’individuo, il cui ele-
mento corporeo è espressione di un male dal quale può liberarsi solo
acquisendo conoscenza dello stato delle cose, e quindi operando per
staccarsi dal suo involucro corporeo attraverso la gnosi o conoscenza.
Che posizione assume dunque il principio di un dio terreno al lume
di questa concezione? Come si può conciliare questa visione di origine
neoplatonica con la valutazione dell’umanità del Cristo?
Fu questo il tema centrale nell’ambito del Concilio di Nicea, presie-
duto dall’imperatore Costantino, finalizzato in particolare a combatte-
re la dottrina che Ario aveva diffuso a partire da Alessandria e che
aveva trovato in Egitto e in varie aree orientali molti proseliti. Per Ario
il figlio non era stato generato dal padre, ma creato assieme al mondo,
da cui la sua natura solo parzialmente divina. Costantino si adoperò per
combattere tale concezione, che tra l’altro aveva un forte significato
politico, quale contrasto fra l’elemento orientale e quello occidentale
con i loro rispettivi quadri del mondo. Sintetizzabili rispettivamente in
una condanna della realtà terrena in quanto deviazione dal disegno
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divino e, all’opposto, in una sua valorizzazione in quanto funzionale a
tale disegno.
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