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La sfida della tutela del Creato
ingiustizia e di oppressione in cui un altro (individuo o popolo) si trova.
In questo senso, detto per inciso, si ripropone l’esigenza di un serio FOCUS
“esame di coscienza” per i popoli più ricchi (quasi tutti “cristiani”) nei
loro rapporti politici e commerciali verso i popoli “in via di sviluppo”
(di cui moltissimi sono in “terra di missione”).
Non si può dimenticare che spesso una falsata “visione cristiana” ha
ridotto la “conversione” a prevalenti dimensioni di ordine individualisti-
co e intimistico: ciò può diventare un comodo alibi di fronte alla durez-
za dell’impegno di trasformazione della convivenza sociale o alla neces-
saria «scelta» tra progetti diversi di sviluppo e promozione dell’uomo, e
giungere a costituire una «copertura» per una situazione che si trova
comoda e non si vuole cambiare, per non affrontare i rischi di compro-
mettere le fonti del benessere proprio o del proprio gruppo sociale. Una
visione religiosa del genere sfocia in una “religione” di “fuga” verso una
salvezza futura, ricercata e garantita attraverso i meccanismi delle ade-
sioni a celebrazioni rituali (di “penitenza” o di “unità” intimistiche).
Una fede in Dio Padre e in Cristo Salvatore non può restare astratta:
si impegna a realizzare un mondo in cui il termine “fratello” non si ridu-
ca ad una romantica espressione per momenti “liturgici” e la «libertà di
cui Cristo ci ha liberati» non si riduca all’appannaggio di pochi privilegia-
ti che dominano sugli altri. Questi stessi privilegiati non sarebbero liberi,
in una situazione del genere, perché in un mondo di dominio e di sfrut-
tamento chi domina e sfrutta è certamente meno “libero” dei dominati:
legato al suo potere e al suo guadagno, è lontanissimo dalla libertà di
Cristo. «I re delle genti le signoreggiano e coloro i quali dominano su di
esse si fanno chiamare benefattori; ma non così voi...» (Lc 22, 25).
Ecco perché la Chiesa ha una parola da dire oggi, come venti anni
fa, e anche in futuro, intorno alla natura, alle condizioni, esigenze e
finalità dell’autentico sviluppo e agli ostacoli, altresì, che vi si oppongo-
no. Così facendo, la Chiesa adempie la missione di evangelizzare, poi-
ché dà il suo primo contributo alla soluzione dell’urgente problema
dello sviluppo, quando proclama la verità su Cristo, su se stessa e sul-
l’uomo, applicandola a una situazione concreta (Giovanni Paolo II, .3
Discorso alla III Conferenza Generale dei Vescovi dell’America Latina, oI-n
1979). Quale strumento per raggiungere lo scopo, la Chiesa adopera la n
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