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La sfida della tutela del Creato


               In ultima analisi, la scelta di conversione a Dio e a Cristo non può
            non comportare necessariamente il cambiamento di criteri che blocca-      FOCUS
            no l’uomo in se stesso, nella sua storia, nella staticità di sistemi che ten-
            dono più alla propria autoconservazione che alla reale promozione della
            persona. In questo senso la Chiesa è chiamata oggi a dimostrare la pro-
            pria validità non tanto in rapporto a una Rivelazione avvenuta, quanto
            piuttosto alla sua capacità di “rivelare” continuamente la presenza del
            Dio Creatore e del Cristo Redentore nello stesso sforzo dell’uomo che
            vuole superare continuamente le situazioni che egli stesso ha creato.
               L’uomo, capace di “dominare la natura” deve attuare dei comporta-
            menti che siano in grado di vincere e trasformare anche quelle “leggi
            naturali” in cui si è cristallizzato il frutto di comportamenti collettivi
            accettati e diffusi, ma toccati dal “peccato” (egoismo individuale e di
            gruppo, incapacità di solidarietà universale, ecc.). Deve essere capace di
            riportare ogni “legge naturale” in campo sociale, economico, politico,
            alla sua origine (il comportamento umano), al suo dinamismo (supe-
            rando ogni concezione fissista) e al suo fine (il servizio all’uomo).
               «Ciò significa promuovere effettivamente e senza eccezioni l’eguale
            dignità di tutti come esseri umani, dotati di certi fondamentali e inaliena-
            bili diritti. Ciò tocca tutti gli aspetti della nostra vita individuale, come
            pure della nostra vita nella famiglia, nella comunità in cui viviamo e nel
            mondo. Una volta che noi comprendiamo veramente di essere fratelli e
            sorelle in una comune umanità, allora possiamo modellare i nostri atteg-
            giamenti nei confronti della vita alla luce della solidarietà che ci rende una
            cosa sola» (Giovanni Paolo II, Messaggio per la giornata mondiale della
            Pace, 1987, n. 2). La prospettiva di salvezza si ritrova soltanto nella soli-
            darietà, riscoperta e accettata non solo come tensione etica, come scelta
            “morale”, ma come elemento costitutivo della realtà umana. «L’unità
            della famiglia umana ha ripercussioni realissime nella nostra vita e nel
            nostro impegno in favore della pace… Questo significa che noi ci impe-
            gniamo per una nuova solidarietà: la solidarietà della famiglia umana…
            una nuova forma di relazione: la solidarietà sociale di tutti» (Giovanni
            Paolo II, Messaggio per la giornata mondiale della Pace, 1986, n. 1).        .3
               L’umanità è di fatto un tutto unico, non un semplice agglomerato di       oI-n
            persone e gruppi giustapposti. Esiste una “situazione di solidarietà”        n
                                                                                         n
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