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La sfida della tutela del Creato
ché le applicazioni della scienza siano a servizio della persona umana
e della collettività, non dell’economia o di interessi particolari di grup- FOCUS
pi finanziari; mettendo in primo piano il principio della massima pre-
cauzione rispetto a quello del cosiddetto “danno calcolato”; ricercan-
do interventi nell’ordine della natura che la migliorino, non che la vio-
lentino; interventi che salvaguardino l’unità dell’ecosistema e la biodi-
versità, non che distruggano l’una e l’altra.
Importante risulta, poi, demistificare la tesi sbandierata in più occa-
sioni, evidentemente in maniera fraudolenta, che accredita questi
OGM come la soluzione del problema fame.
È vero che circa 800milioni di persone, tre quarti delle quali vivono
in territori agricoli, rischiano di morire di fame, ma è altrettanto vero
che, secondo uno studio della FAO, «in media nel mondo sono dispo-
nibili circa 2700 calorie alimentari a testa al giorno, abbastanza da sod-
disfare il fabbisogno energetico di tutti. Ma non esiste uniformità nella
produzione, né nella distribuzione alimentare. Alcuni paesi producono
più di altri, ma sono i sistemi di distribuzione e il reddito familiare a
determinare l’accesso agli alimenti» (Cfr. FAO, Necessità e risorse,
Atlante dell’alimentazione e dell’agricoltura, Roma 1995, p. 16).
La causa non è da ricercarsi nella mancanza di cibo: in linea di mas-
sima si conviene sul fatto che le risorse della terra, considerate global-
mente, sono in grado di nutrire tutti i suoi abitanti; infatti, il cibo dispo-
nibile pro capite a livello mondiale è aumentato del 18% circa nel corso
degli ultimi anni (Cfr. FAO, Agriculture: Horizon 2010, Doc. C 9324,
Roma 1993, p. 1). L’umanità si trova oggi di fronte ad una sfida indub-
biamente di ordine economico e tecnico, ma ancor di più di ordine
etico-spirituale e politico. È una questione di solidarietà vissuta e di svi-
luppo autentico, al pari di una questione di progresso materiale.
Ci si deve convincere che non vi sarà soluzione del problema fame se
non si realizzerà una profonda e reale conversione di mentalità e di stile
di vita e se all’introduzione di nuove e più efficienti tecnologie non si
accompagnerà lo sviluppo di un’autentica coscienza solidale ed ecologica.
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Serge Latouche, professore di Scienze Economiche presso oI-n
l’Università di Paris Sud e all’ Institute d’Etudes du Development n
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