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Il patrimonio forestale italiano, esteso per circa 1/3 della superficie totale
               nazionale, è parte costituente del patrimonio economico.
               Negli  ultimi  sessanta  anni  la  superficie  forestale  nazionale  è  triplicata  a
               fronte dello spopolamento di aree prima abitate ma che, a causa delle difficili
               condizioni di vita, hanno spinto gli allora residenti a preferire zone meglio
               servite e con più facile accesso al mercato del lavoro.
               La perdita di un tale presidio legato alla presenza dell’uomo e alla cura del
               territorio, ha sì da una parte generato la naturale espansione delle aree verdi,
               ma è stata “spontanea” e non gestita mediante una oculata pianificazione,
               piuttosto  caratterizzata  da  interventi  sporadici  o  “a  macchia  di  leopardo”
               tendenti  a  monetizzare  il  più  possibile  la  massa  legnosa  asportata  con
               ulteriore  impoverimento  e  degrado,  questa  volta  non  solo  in  termini
               economici ma anche ecologici, dei soprassuoli sfruttati con delle tecniche
               selvicolturali inappropriate.
               L’altra, non meno importante faccia della medaglia, è la presa d’atto che la
               lavorazione del legno in Italia è un settore florido, ma il legname lavorato
               non ha origine nazionale ed è in buona parte importato (risultando talvolta
               privo  di  tracciabilità).  L’UE,  nella  consapevolezza  di  queste  esigenze,  ha
               emanato  nel  2010  il  Regolamento  EUTR  (Reg.  UE  n.  995/2010  sulla  Due
               Diligence),  con  il  quale  è  richiesta  la  rintracciabilità  di  tutto  il  legname
               commercializzato in Europa ai fini del contrasto all’importazione illegale.
               Per l’Ecological Economics “l’economia è un sottosistema aperto appartenente ad
               un ecosistema globale finito e non crescente, dove devono essere rispettati dei vincoli
               sulla capacità dell’ecosistema di svolgere le funzioni ambientali di base” .
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               L’evoluzione  della  società  e  la  crescente  pressione  antropica  sui  beni
               naturali, ha condotto gli economisti a superare visioni più tradizionali del
               sistema economico. Accanto alla tradizionale sovranità del consumatore che
               influenza  il  mercato  e  dei  prezzi  come  “cartina  di  tornasole”  del  sistema
               economico, assumono rilievo il valore dei beni extra-mercato come le risorse
               ambientali e gli strumenti di politica economica impiegabili per una migliore
               qualità ambientale nell’ottica di una gestione “sostenibile”, peraltro avallata
               dalla Strategia Forestale Nazionale (SFN).

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               22  Economia e questione ambientale (societaria.it) - (“ultimo accesso: 08/04/2024”).


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