Page 49 - Silvae MAggio Agosto
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La liberalizzazione del commercio non tiene conto del destino degli
ecosistemi locali da cui si traggono ed esportano i prodotti primari.
Il commercio porta ad un trasferimento di risorse che da ricchezza inclusiva
di alcuni paesi diventano beneficio unico dei paesi importatori. Secondo
Hutchinson (1962) “l’uomo sta causando l’estinzione di molte specie, spesso in
modo indiscriminato. Noi possiamo sperare nell’inversione di tendenza di questo
processo, se l’uomo comprenderà il valore della diversità nel senso economico non
meno che in quello estetico e scientifico”. Sei anni dopo, nel 1968, Robert
Kennedy (1925-1968) suggeriva: “se misuriamo il nostro progresso solo
attraverso il benessere economico vuol dire che stiamo ignorando molto di quello che
significa essere un abitante di questo pianeta”.
E nei primi anni ’80 Thomas Lovejoy (1941-2021), nella veste di
Vicepresidente per la Scienza del WWF negli Stati Uniti, ha concepito e
lanciato per la foresta amazzonica il “Minimal Critical Size Project”
successivamente definito “Biological Dynamics of Forest Fragments Project”.
Lovejoy ha rivestito un ruolo importante nella Biologia della Conservazione
quando nel 1978 partecipò alla First International Conference on Research
in Conservation Biology, organizzata da M. Soulé e B. Wilcox i cui Proceedings
del 1980 (“Conservation Biology: An Evolutionary-Ecological Approach”) hanno
introdotto la biologia della conservazione all’interno della comunità
scientifica internazionale, inclusi i ruoli della genetica e dell’ecologia delle
popolazioni.
Lovejoy coniò il fondamentale concetto di “debt - for - Nature swap” ,
un meccanismo che prevede che parte del debito estero di un Paese venga
condonato in cambio di investimenti nella conservazione della natura. In
pratica, i paesi ricchi dovrebbero pagare quelli poveri per garantire la
conservazione degli oceani e delle foreste tropicali. E. O. Wilson (2016) nel
suo ultimo libro “Metà della Terra” ha proposto provocatoriamente di
destinare metà della superficie terrestre per preservare la biodiversità.
Analogamente, David Attenborough, pioniere del documentario
naturalistico e uno dei massimi divulgatori scientifici a livello mondiale,
sostiene: “vorrei che il mondo fosse grande il doppio e metà di esso fosse ancora
inesplorato”.
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