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Legge Quadro sulle aree protette: l’organizzazione generale del territorio nei parchi nazionali


               nale ha, comunque, prefigurato il piano della Comunità montana talo-
               ra come un piano territoriale di coordinamento, e dunque di direttive,
               talaltra, in quanto a contenuti e procedure, come un piano comprensoriale
               con natura vincolante per gli Enti locali interessati. Sempre in tema di
               pianificazione sovracomunale l’ordinamento regionale, con l’avvento
               del D.P.R. 616/1977, ha introdotto un inedito strumento con il c.d.
               piano territoriale comprensoriale che, qualificandosi come piano di direttive
               e di vincoli, ha determinato una marcata compressione del potere pia-
               nificatorio comunale costretto ad integrarsi in una visione generale e
               non settoriale.
                  Rispetto a tali strumenti di pianificazione il piano del parco si pre-
               senta in veste di  ulteriore innovazione, esplicando, nell’ambito territo-
               riale di pertinenza, un ruolo di marcata primazia su tutti gli altri piani
               territoriali o urbanistici nei riguardi dei quali, anzi, si pone come sosti-
               tutivo o surrogatorio.
                  Oltremodo ricca è, infatti, la valenza del piano del parco, che si
               potrebbe definire territoriale-naturalistico, con contenuti disciplinanti il
               governo generale del territorio. È facile intuire che la portata di un tale
               piano costituisce davvero un momento di spiccata innovazione in tema
               di pianificazione apportando, nel panorama tecnico e giuridico, una
               sorta di “rivoluzione istituzionale” che richiede, proprio per la com-
               plessità dei rapporti che si intendono pianificare, un grande sforzo pro-
               gettuale, e soprattutto inderogabile necessità di un razionale coordina-
               mento, fra i vari Enti interessati (Regione, Provincia, Comunità monta-
               na, Comune, ecc.), che assicuri una reale partecipazione alle scelte pro-
               grammatorie finali. Non vi è dubbio, infatti, che il piano del parco per
               poter disimpegnare appieno i suoi effetti debba essere preceduto da un
               largo consenso espresso dalla rappresentanza elettiva dei territori inte-
               ressati.
                  Peraltro, le scelte e gli indirizzi degli Enti locali hanno una loro
               valenza soltanto nella fase propedeutica alla delimitazione del parco ed
               in chiave meramente consultiva avendo la legge-quadro riservato al
               ministero dell’Ambiente, sentita la Regione interessata, un ampio pote-
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               re di sovraordinazione.
                  Tale sovraordinazione statale, configurata nell’interesse alla unitarie-
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