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I veleni del Bel Paese


                    zate nelle fornaci per la produzione di laterizi per soffitte e tetti
                    delle abitazioni. Quello che succede sul fronte dei rifiuti è l’e-
                    sempio più lampante della forza e della pericolosità della crimi-
                    nalità organizzata che opera in Italia: assassinano il territorio, le
                    città, i luoghi e la condizione stessa della vita. Un malaffare, un
                    intreccio tra criminalità e cattiva politica, che attecchisce ed
                    ingrassa laddove i problemi vengono lasciati marcire e trasfor-
                    mati in emergenza. L’ecomafia dei rifiuti  accanto ai danni sani-
                    tari, ambientali e d’immagine per tutto il Paese, sta producendo
                    un danno educativo e culturale di notevoli dimensioni. Tutti i
                    cittadini e le istituzioni devono essere consapevoli che, quando
                    nel territorio prendono il sopravvento l’illegalità ed il degrado
                    ambientale e sociale, si compromette, spesso  fino a vanificarlo,
                    il faticoso lavoro quotidiano che si svolge nelle scuole, per edu-
                    care cittadini consapevoli, responsabili e rispettosi della res
                    publica. Il problema dei rifiuti non dipende solo dal tallone di
                    ferro imposto al territorio da parte delle organizzazioni crimina-
                    li. C’è, in generale, una questione di politiche efficaci che devo-
                    no essere messe in campo, di culture diffuse che occorre pro-
                    muovere, di una complessiva visione della gestione delle città e
                    dei beni comuni che metta al centro le persone e la loro salute
                    come valore primario, inderogabile. Bisogna ridurre i rifiuti,
                    razionalizzare i consumi, riutilizzare e riciclare, educare a com-
                    portamenti responsabili. Ci sono strategie di medio e lungo
                    respiro da mettere in atto, culture che vanno pazientemente
                    costruite e promosse, a partire dalle famiglie e dalle scuole. Nella
                    mancanza di legalità non si sviluppa la cittadinanza, nel vuoto
                    istituzionale non si sviluppa responsabilità, nell’assenza di dirit-
                    ti e doveri è difficile educare. Le tante forme di illegalità che quo-
                    tidianamente colpiscono i nostri territori, fanno di tutto per
                    tenercene lontani. Come pure provano a “dividerci” dalla verità,
                    dai diritti, dal nostro futuro. La migliore risposta è allora quella
                    di “unire” e “unirci”. Di saldare le parole ai fatti, le aspirazioni
                    ai progetti, la memoria all’impegno, la conoscenza alla respon-
                    sabilità. E trasformare i desideri dell’“io” nelle speranze di tutti.
                    Ecco che  la legalità, per non essere anch’essa una parola astrat-
                    ta, non può prescindere dal tema della giustizia sociale, della
                    solidarietà, dell’interculturalità, del rispetto delle fasce deboli,


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