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Aree urbane e cambiamenti climatici: sostenibilità o insostenibilità?
mezz’ora, determinò un
evento particolarmente
violento (tempo stimato
di ritorno di 200 anni)
riproponendo però uno
schema abbastanza con-
sueto per Baltimora
determinato proprio
dalla particolare dispo-
sizione degli edifici che
riesce ad “intercettare”
le perturbazioni prove-
nienti da sud. (Fonte
Alexander Ntelekos,
Princeton University
Fig. 4 - Traiettorie di spostamento e sviluppo di un even-
to temporalesco sulla città di Baltimora (USA) nel mese School of Engineering).
di Luglio 2004 (fonte: Urban Climate NewsQuarterly - L’interazione tra la tem-
www.urban-climate.org).
pesta e la città, come
nell’esempio riportato, comporta quasi sempre gravi conse-
guenze per gli abitanti delle città e non pochi problemi ai loro
amministratori. In merito a ciò le osservazioni scientifiche con-
fermano che negli eventi temporaleschi si assiste ad una mag-
giore piovosità nella parte sottovento della città piuttosto che
nel lato sopravento, anche se le situazioni al contorno (presen-
za di rilievi, mare, altre città) possono modificare localmente
gli esiti di un evento temporalesco. Oltre all’isola di calore e
alla struttura del tessuto urbano (altezza e disposizione degli
edifici), un terzo fattore può incidere sui fenomeni meteorolo-
gici in ambiente urbano: la presenza di aerosol (pulviscolo,
4
particolato) , ovvero particelle minuscole sospese in atmosfe-
4 Con la sigla PM10 si identificano polveri, fumo, microgocce di sostanze liquide in sospensio-
ne nell’atmosfera sotto forma di particelle microscopiche, il cui diametro è uguale o inferiore
a 10 µm (10 millesimi di millimetro). Le polveri sottili hanno due ulteriori suddivisioni: fini
(tra 0,1 e 2,5 micron) e ultrafini (inferiori a 0,1 micron). Tutte queste particelle possono essere
immesse in atmosfera tal quali (particelle primarie) o a seguito di reazione in atmosfera di
composti chimici, quali ossidi di azoto e zolfo, ammoniaca e composti organici (particelle
secondarie). Le fonti del particolato possono essere sia antropiche che naturali. Fra le prime si
ritrovano quelle connesse a processi di combustione quali: motori, utilizzo di combustibili
(oli, carbone, legno, rifiuti, rifiuti agricoli), emissioni industriali (cementifici, fonderie, minie-
re), mentre le fonti naturali sono date dall’aerosol marino, da particelle di suolo eroso e tra-
sportato dal vento, da aerosol biogenici (spore, pollini, microbi), da ceneri di incendi boschi-
vi e di emissioni vulcaniche.
SILVÆ - Anno VI n. 14 - 65