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Aree urbane e cambiamenti climatici: sostenibilità o insostenibilità?


            impongono una riflessione approfondita anche sulle conseguen-
            ze del riscaldamento globale (global warming) sulle città. Le
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            proiezioni relative agli scenari IPCC indicano, oltre ad un
            apprezzabile aumento della temperatura, anche un aumento
            considerevole delle onde di calore (heat wave), sia in termini di
            frequenza che di durata ed intensità. In base a ciò, l’ambiente
            urbano, risultando più vulnerabile, è destinato a subire le riper-
            cussioni più gravi del cambiamento climatico soprattutto per
            quanto riguarda i rischi che ne possono derivare per la salute
            umana. Cause principali dell’insorgenza del fenomeno “modifi-
            cazioni del clima urbano” sono l’aumento di temperatura misu-
            rato a livello globale, noto anche come riscaldamento globale
            antropogenico (AGW), l’incremento dell’anidride carbonica pro-
            dotto dalle attività antropiche, il progressivo processo di inurba-
            mento della popolazione mondiale (Georgiadis, 2008). La meteo-
            rologia e la climatologia dell’ambiente urbano non sono soltanto
            il risultato della ‘fisica’ che è sottesa alla ripartizione dell’energia
            solare sulla superficie terrestre, bensì anche il prodotto di una
            ‘mediazione culturale’ che investe il modo di concepire e
            costruire le città, sia in termini di materiali che di design urbani-
            stico. Fra i criteri utilizzati, sia in fase di progettazione, sia per il
            monitoraggio delle diverse condizioni termiche che possono
            presentarsi in città, vi è la cosiddetta Temperatura Fisiologica Equi-
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            valente  (PET) , un indice funzionale che combina opportuna-
            mente temperatura, umidità e ventosità e mediante il quale è
            possibile verificare come le condizioni termiche (ed il correlato
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            “comfort termico”) possano variare, non solo da zona a zona a
            seconda dei diversi parametri architettonici, ma anche in base
            alle stagioni e alle ore della giornata (Johansson, 2006).



            1 Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC). Organismo internazionale delle Nazio-
               ni Unite istituito per la valutazione dello stato attuale e dei cambiamenti del clima e delle
               potenziali conseguenze ambientali e socio-economiche (http://www.ipcc.ch).
            2 Equivale alla temperatura che si avrebbe in un ambiente interno (una stanza) in cui ci fosse-
               ro le stesse condizioni microclimatiche dell’esterno in base a: temperatura dell’aria (T a ), tem-
               peratura media radiante (T mrt ), velocità del vento (V), pressione di vapore (Vp).
            3 Il comfort termico viene definito dalla ASHRAE (American Society of Heating, Refrigerating
               and Air Conditioning Engineers INC) come una condizione di benessere psicofisico dell’indi-
               viduo rispetto all’ambiente in cui vive e opera. La valutazione di tale stato soggettivo può
               essere oggettivata e quantificata mediante l’utilizzo di indici integrati che tengono conto sia
               dei parametri microclimatici ambientali (Ta, Tr, Va, rh), sia del dispendio energetico (dispen-
               dio metabolico MET) connesso all’attività lavorativa, sia della tipologia di abbigliamento (iso-
               lamento termico CLO) comunemente utilizzato (www.ashrae.org).
                                                             SILVÆ - Anno VI n. 14 - 63
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