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Il ruolo dei prodotti Dop e Igp nel sistema agroalimentare italiano
me di offerta. Per molti di questi, infatti, il livello di maturità rag-
giunto dal mercato interno – che in certi casi sfiora la saturazio-
ne - induce i produttori a cercare nuovi spazi soprattutto all’e-
stero. L’emersione poi di nuove fasce di consumatori con
aumentata capacità di spesa soprattutto nei Paesi extra-UE
(come India, Cina o Russia), porterà il “peso” di questi Paesi
emergenti ad un livello sempre maggiore, a scapito di quelli con-
solidati e oggi sostanzialmente coincidenti con il mercato comu-
nitario. Per capire la gravità dell’ostacolo “agropirateria”, è suf-
ficiente riportare il risultato di un’indagine condotta da Nomi-
sma sulle vendite alimentari nel canale GDO statunitense. Dallo
studio, finalizzato a valutare il fenomeno dell’imitazione dei
prodotti italiani negli Stati Uniti, emerge come il peso dei pro-
dotti imitativi che riprendono denominazioni tutelate italiane
presenti un valore pari a 1,2 miliardi di dollari, pari allo 0,7% del
mercato complessivo dei prodotti alimentari degli Stati Uniti.
Gli interventi da mettere in campo
È da questi numeri che si comprende l’importanza e la strategi-
cità della richiesta avanzata dall’Italia e dall’Unione Europea di
istituire un Registro Multilaterale delle Indicazioni Geografiche
dei prodotti agroalimentari nell’ambito degli accordi TRIPS,
come avviene per il vino. Un’istanza che, inserita nell’ambito dei
negoziati WTO, fino ad oggi non ha ottenuto risposta. La costi-
tuzione di questo Registro permetterebbe di estendere la tutela
riconosciuta dal regolamento Ce 510/06 al di fuori dei confini
comunitari, andando così ad intaccare le posizioni di rendita
ottenute sui mercati attraverso l’imitazione delle Dop italiane.
Una delle principali motivazioni addotte alla contrarietà dell’i-
stituzione del Registro da parte dei Paesi extra-Ue è quella di
tutelare un universo di prodotti non definito ma in continua evo-
luzione (come anche dimostra l’elenco delle richieste depositate
negli uffici comunitari). Certo è che, se al posto del Registro si
optasse per la tutela internazionale ad un elenco circoscritto di
prodotti, l’Italia ne trarrebbe comunque vantaggio. A ben guar-
dare infatti, le Dop che possono vantare un export extra-UE
superiore al 5% del proprio fatturato (e quindi maggiormente
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