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Il ruolo dei prodotti Dop e Igp nel sistema agroalimentare italiano
Non da ultimo va considerato il punto di vista sociale e culturale
che differenzia la forte vocazione gastronomica di alcuni paesi
rispetto ad altri dove tale tradizione è sicuramente meno radicata.
Alla luce di tali considerazioni si evidenzia un netto vantaggio a
favore dei paesi dell’area mediterranea, dove, grazie anche a fat-
tori climatici favorevoli, il ruolo del settore agricolo nell’economia
e nella cultura nazionale risulta significativamente più rilevante.
Non è un caso quindi che la maggior parte delle registrazioni
facciano riferimento ai paesi che si affacciano sul mediterraneo:
Italia, Francia, Spagna e Grecia, con 600 prodotti registrati,
coprono i due terzi del totale delle registrazioni. Se ad essi si
aggiunge il Portogallo, con caratteristiche simili per vocazione
agricola e alimentare, si raggiungono le 716 denominazioni, pari
a circa il 79% del paniere comunitario.
Un valido contributo per tentare di riequilibrare questo “sbilan-
ciamento” tra le diverse aree comunitarie potrebbe venire dai
nuovi Paesi membri. Già oggi la Repubblica Ceca ha ottenuto 24
riconoscimenti Dop e Igp (di cui 9 birre), ma all’esame della
Commissione Europea risultano altri 56 dossier di cui 31 prove-
nienti dalla stessa Repubblica Ceca, 11 dalla Slovenia, 10 dal-
l’Ungheria, 2 dall’Estonia e 2 dalla Slovacchia.
Il ruolo economico dei prodotti Dop e Igp in Italia
La composizione tipologica del paniere italiano tutelato rispecchia
in larga sostanza quella comunitaria. Nel nostro Paese, la maggior
parte delle Dop e delle Igp si concentra nei prodotti vegetali che
rappresentano il 36% delle denominazioni registrate, negli oli
extravergini di oliva (19%), nei formaggi (19%) e nelle carni prepa-
rate (16%). La restante parte dei riconoscimenti riguarda invece
carni fresche, prodotti da forno, condimenti, miele e oli essenziali.
A dispetto dell’ampiezza dell’elenco, il valore economico colle-
gato ai prodotti Dop e Igp italiani non sembra esprimere un’a-
naloga rilevanza. Ciò è dovuto a diversi motivi. Da un lato
occorre segnalare l’eterogeneità delle denominazioni in termini
di volumi produttivi; dall’altro l’errata convinzione riguardo
l’efficacia del marchio comunitario nello “spuntare” automatica-
mente (e cioè per il solo fatto di essere presente) prezzi di mer-
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