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Il valore delle indicazioni geografiche per le filiere e per il territorio
dei prosciutti, per fare solo alcuni esempi, è stata definita da
decenni nell’ordinamento giuridico nazionale. Con le regola-
mentazioni comunitarie di settore tali strumenti sono stati estesi
a tutti i Paesi membri dell’Unione Europea, ed affinati dapprima
con il Reg. (CEE) n.2081/1992 e poi di recente con il Reg. (CE)
n.510/2006. Questo regolamento rappresenta oggi la base di rife-
rimento comune a tutti i sistemi di qualità certificata delle indi-
cazioni geografiche dei prodotti agroalimentari, dei vini, dei vini
aromatizzati e delle bevande spiritose.
Il cuore della regolamentazione è la tutela del diritto di proprietà
intellettuale associato ad un nome registrato. Questo nome deve
identificare uno specifico prodotto, ottenuto in zona geografica
delimitata. Per le Dop – Denominazione di origine protetta, tutte
le fasi devono essere realizzate nella zona di origine, per le Igp –
Indicazione geografica protetta, almeno una fase deve essere
realizzata e legata all’area delimitata. Gli elementi distintivi del
prodotto sono codificati in uno specifico disciplinare di produ-
zione che deve essere rispettato da chiunque decida liberamente
di produrre quel prodotto ed utilizzare la denominazione, sotto-
ponendosi anche ad uno specifico controllo da parte di un ente
terzo. Il nome oggetto di protezione, altresì, deve essere legato
ad una reputazione pluriennale (in Italia quantificata in almeno
25 anni) ed un effettivo uso in commercio o nel linguaggio
comune.
Se osserviamo lo scacchiere comunitario delle indicazioni geo-
grafiche, l’Italia mantiene saldamente il primato nelle eccellenze
agroalimentari con 210 prodotti tipici oggi riconosciuti come
Denominazioni di origine protetta e Indicazioni geografiche pro-
tette (Dop-Igp). L’ultimo prodotto riconosciuto in ordine crono-
logico, nel luglio 2010, è la Ricotta di bufala campana Dop.
A livello complessivo i prodotti agroalimentari Dop/Igp realiz-
zano un valore commerciale di 5,3 miliardi di euro che, al con-
sumo, diventano 9,8 miliardi. Si tratta di un settore in crescita,
malgrado la crisi: nel 2009 ci sono state 19 nuove registrazioni,
con un incremento soprattutto dei prodotti ortofrutticoli e
cerealicoli.
In questo panorama complessivo, esistono tuttavia forti diffe-
renze tra realtà di grandi e piccole dimensioni.
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